Chiesa del Redentore - Rovereto città di A. Rosmini

...tra storia, cultura e fede

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Rovereto, storia sacra: le chiese
La chiesa del Redentore
della Confraternita del Santissimo Sacramento

Chi transita per via dei Portici1) molto probabilmente non immagina di passare sotto il presbiterio di una chiesa, facente da ponte tra l'aula della stessa e la sacrestia. Si tratta della chiesa del Redentore 2), la cui facciata dà sull'antica via della Terra 3).

L'edificio di culto (oratorio) viene fatto costruire a metà del Seicento dalla Confraternita del Santissimo Sacramento,  nata ufficialmente nella chiesa di San Marco il 30 aprile 1627 4) ad opera di dodici illustri cittadini roveretani, riunitisi in tale data per abbozzare i primi capitoli dello Statuto della confraternita.
Cosa sono le pie confraternite?
Le pie confratenite che sorgono all'interno della Chiesa sono associazioni prevalentemente composte da laici 5), che si uniscono  per aiutarsi vicendevolmente nel percorso di santificazione personale in vista della salvezza dell'anima. Si raggiunge tale fine, oltre che con la purificazione personale dal peccato attraverso la preghiera e i sacramenti, con l'esercizio della carità spirituale, intellettuale e materiale.

Per raggiungere la santificazione personale 6) i confratelli del Santissimo Sacramento svolgevano anzitutto attività di organizzazione e promozione del culto divino, in particolar modo dell'Adorazione eucaristica del Santissimo Sacramento, ovvero «[...] l'adorazione interiore ed esteriore,  privata e pubblica di Gesù Cristo nostro Signore, il quale avendoci amati mentre era in vita, ci amò in fine col darci il suo corpo santissimo in cibo, ed il suo Sangue preziosissimo, in bevanda delle anime nostre, mistero d'ineffabile carità»7).
I confratelli esercitavano la carità spirituale pregando per la salvezza del prossimo, assicurando i sacramenti ai moribondi, e suffragando le anime del purgatorio con la celebrazione in loro favore di messe, con la preghiera e l'applicazione delle indulgenze:

«Alla morte di ogni confratello si darà un segno speciale colla campana del SS. Redentore, affinché tutti i confratelli si ricordino di suffragare colle preci l'anima del trapassato. [...] La Confraternita si assume la spesa dell'obito di quel povero confratello, il quale per mancanza di beni dovrebbe essere sepolto per amore di Dio [...]»8).
La carità intellettuale veniva esercitata con l'insegnamento della religione, ma anche con il buon esempio:

«I confratelli dovranno essere frequenti ai pubblici catechismi, condurvi i loro figliuoli, stimolare a ciò i loro domestici ed invitare ogni classe di fedeli col buon esempio. Ciò dovran fare singolarmente quelli, che hanno un qualche ufficio, e vi si adopereranno con zelo e prudenza per contribuire ad un'opera di tanta importanza e di tanto merito»9).

Infine per quanto riguarda la carità materiale, «si raccolgono annue elemosine da tutti i confratelli viventi, che hanno il mezzo di farle, pei confratelli fervorosi, che sono poveri or infermi, ma a quest'uopo vengono pure religiosamente impiegati i frutti di pie fondazioni, che ci vengono fatte dai nostri confratelli trapassati». Erano inoltre eletti due confratelli come «infermieri», che fossero di «età matura ed amorevoli» per il delicato compito a cui erano incaricati, cioè quello di visitare gli ammalati e portare loro aiuto e conforto. Inoltre per ogni rione della città viene incaricato un confratello che controlli se vi siano in zona confratelli infermi e «ne dia sollecitamente notizia agli infermieri e al cappellano della compagnia»10).
Nel frattempo, molto cresciuti in numero, i confratelli 11) decidono di costruirsi un proprio oratorio (chiesa) per esercitare il culto divino in autonomia e in uno spazio più grande ed idoneo 12).
L'edificio viene realizzato dal "muraro" (capomastro costruttore) Antonio Carloni, appartenente alla ramificata famiglia dei Carloni della Valle d'Intelvi 13). Il Carloni si era impegnato a chiudere la fabbrica nel giro di un anno, ma ciò non avvenne. Il cantiere rimase aperto per dieci anni; nel frattempo lo stesso Carloni era deceduto, e il progetto fu ultimato da un certo Michele da Santo Nicolò. Il 24 marzo 1664, data da considerarsi come termine ufficiale della costruzione dell'oratorio, i confratelli ottengono il permesso di far celebrare la prima messa14).
I confratelli ora avevano una propria chiesa perfettamente funzionante, per la cui realizzazione si era però dovuto tener conto dell'esiguo spazio a disposizione, delimitato dalle case laterali, da via della Terra e da via dei Portici, che in quel tratto all'epoca era a cielo aperto. I fedeli dunque furono ammessi alle funzioni religiose in una chiesa dove mancava la sacrestia, dove la cantoria era in fase di costruzione, così come la scaletta esterna, pensile sopra la Scala  del Redentore, che porta alla cantoria 15).

Insoddisfatti per l'angusto spazio, i confratelli discussero a lungo se ampliare il loro oratorio o farne costruire un altro altrove. Alla fine optarono per la prima soluzione: così negli anni venti del Settecento aggiunsero all'oratorio il presbiterio sopraelevato su via dei Portici e la sagrestia dietro al presbiterio sulla casa dirimpetto, che venne alzata 16).
Nel momento della sua massima attività, con aulico decreto del 13 dicembre 1783, l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo 17), ordina la chiusura di tutte le confraternite, tra cui quella del Santissimo Sacramento, confiscandone i beni.

Come per altre confraternite, che erano disciolte ma non estinte, appena la politica imperiale si dimostrò un po' meno intollerante 18), facendosi interpreti del desiderio del popolo e del suo profondo sentimento religioso, alcuni si mossero presso i competenti organi imperiali per ricostituire la confraternita.
La rinascita avviene nel 1801, con l'unico titolo permesso in quel momento per le confraternite, ovvero Confraternita del Santissimo Sacramento e della Carità Cristiana. Una festosa cittadinanza prese parte, il 2 maggio 1802, alla solenne funzione di riapertura della chiesa del Redentore19).
All'epoca della costruzione dell'oratorio, fino alla metà dell'Ottocento, la Contrada della Terra era in una posizione strategica: si trattava infatti del percorso,  tra le mura cittadine, della "strada imperiale", passaggio obbligato per chi da sud voleva entrare in città. Tratto costeggiato da palazzi nobiliari, collegava Palazzo Podestà, luogo del governo cittadino, passando sotto la Torre civica, con la chiesa di S. Marco, simbolo dell'autorità religiosa.  I confratelli erano certamente consapevoli della posizione strategica, che avrebbe assunto la loro chiesa eretta in quel luogo 20).

Sulla modesta facciata, sopra il timpano del portale, è collocato il titolare della chiesa, Cristo Redentore, reggente la croce, vittorioso dopo la Resurrezione. Di legno e stucco, potrebbe essere opera di Domenico Molin, autore del Nettuno, in piazza Battisti21).
L'interno della chiesa
L'attuale altare maggiore, in marmi policromi, è il terzo in ordine di tempo da quando venne costruita la primitiva chiesa. In base ad analisi stilistiche e storiche, la costruzione dell'altare è attribuita a Teodoro Benedetti e collocata nel primo decennio della seconda metà del XVIII secolo. Mentre la pala, raffigurante il Redentore con S. Gaetano, è opera di Giuseppe Andreis, il rappresentante più eminente in questo momento in campo pittorico a Rovereto.

Ai lati dell'altare maggiore si trovano le portine di accesso alla sagrestia, un tempo nascoste da pesanti cortine seriche, sormontate da nicchie-finestre contenenti le statue di San Pietro (a sinistra) e S. Paolo (a destra), apostoli, probabile opera di Domenico Molin 22).
Nell'aula si possono ammirare anche due altari laterali in marmo. Quello di sinistra è dedicato all'Immacolata Concezione, con la Vergine in estasi attorniata da angeli, le mani conserte sul seno e il piede destro sulla falce di luna, a sua volta sul serpente (simbolo di satana) con il frutto.
Attribuita alternativamente ai pittori locali Antonio Gresta e Gaspararantonio Baroni-Cavalcabò, la pala è stata più recentemente  assegnata ad un anonimo pittore di scuola veronese della seconda metà del XVIII secolo.
Mentre l'altare in marmo (1763), in sostituzione di un precedente in legno,  fu commissionato, forse a Teodoro Benedetti, dal nobile Azzone Francesco de Chiusole per ricordare i suoi cinquant'anni di appartenenza alla Confraternita del Santissimo Sacramento 23).
L'altare a destra, dirimpetto a quello dell'Immacolata, è dedicato ai Santi Andrea Avellino e Giovanni Nepomuceno. Identico a quello dell'Immacolata, venne costruito attorno all'anno 1764, su commissione della nobile famiglia dei baroni Todeschi.
La pala, firmata sul retro, è del pittore accademico veronese Matteo Marinelli, autore di altre opere a Rovereto. Nella parte inferiore del dipinto è rappresentato l'ultimo istante di vita di S. Andrea Avellino, mentre celebra la messa. Il Santo, in paramenti liturgici, si sta accasciando al suolo, mentre viene sorretto dall'angelo custode. In alto, invece, vediamo San Giovanni Nepomuceno, martire boemo, in gloria, in adorazione di Gesù Bambino, in braccio alla Vergine e sorretto dalla nonna, Sant'Anna 24).
Come moltissimi altri edifici a Rovereto, nemmeno la chiesa del Redentore fu risparmiata dai danni provocati dalla prima guerra mondiale.
Appena terminata la seconda guerra mondiale, il 27 marzo 1949, riprendono, ma per pochissimo tempo, le riunionie della confraternita, il cui registro di cassa si conclude con le annotazioni del 28 luglio 1953.
La chiesa viene chiusa fino alla prima metà degli anni Ottanta del Novecento, quando si tennero i restauri complessivi dell'edificio e dei dipinti, finanziati dalla Provincia autonoma di Trento 25).

Il primitivo campanile della chiesa del Redentore era in legno. Nell'«ottobre del 1837»26) venne costruito quello in pietra, l'attuale, progetto che fu sollecitato da Antonio Rosmini, nel periodo in cui era parroco in S. Marco, per la cui realizzazione offrì un sostanzioso contributo27).

Il Rosmini era inoltre affiliato fin da ragazzo alla Confraternita del Santissimo Sacramento. Chiese ed ottenne di avviare la dottrina cristiana per la quale fu nominato "supremo preside". Anche il fratello di Antonio, Giuseppe Maria, era membro di questa confraternita.28)
Rovereto, scala esterna della chiesa del Redentore.
Chiesa del Redentore, presbiterio
Il Rosmini iscritto alla confraternita, documento.
Note:

1) Vicolo, in gran parte a cielo coperto, che collega piazza Malfatti (ex piazza del Grano) a piazza Podestà, in centro storico. Vi si trova il Museo F. Depero.
2) Dipendente dalla parrocchia di S. Marco Evangelista, la chiesa del Redentore è chiusa, visitabile solo telefonando in parrocchia. Talvolta viene utilizzata per eventi culturali, come mostre o concerti.
3) All'epoca della costruzione della chiesa, metà del Seicento, via della Terra era Contrada del Santo Monte (vi si trovava il Monte di Pietà). La facciata della chiesa è raggiungibile da via Portici tramite l'odierna Scala del Redentore (all'epoca della costruzione dell'edificio sacro località "pontirolla", da "pontera", ovvero salita; divenuta poi Salita delle Scalette. La dicitura Salita delle Scalette è ancora presente, all'inizio della scala in via dei Portici). FRANCHINI LUCIO, Il Redentore - L'Oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento di Rovereto, Editrice la grafica srl, Mori (Tn) 2004, pp. 55, 77.
4) Pochi giorni prima, l'11 aprile, si era tenuta una riunione per eleggere il direttivo della confraternita: come priore venne nominato don Giovanni Orefice. Non è del tutto chiaro, ma pare che la nuova Confraternita del Santissimo Sacramento sia stata fondata dalle dodici persone in questione che si erano separate da una confraternita, da tempo presente in S. Marco, chiamata «Confraternita o Fradaglia dei Ceri in S. Marco». La separazione non causò la fine dell'antica confraternita, che continuò ad operare in S. Marco fino alla soppressione imperiale del 1783. FRANCHINI L., op. cit., pp. 23-31, 153-154.
5) Nelle confraternite venivano accolti anche religiosi e sacerdoti, ma la maggioranza dei membri era composta da laici. Vi erano poi confraternite composte interamente da sacerdoti: ad esempio a Rovereto c'era la Lega del Clero, nata nel 1721.
6) «La Confraternita [...] tiene [...] di mira la perfezione cristiana di ogni suo membro, cui essa cerca promuovere a tutto suo potere, memore, che guai a colui il quale osa intervenire alle nozze ed assidersi alla mensa dello Sposo celeste senza essere rivestito della veste nuziale». Capitoli della Veneranda Confraternita del SS. Sacramento in Rovereto, 12 marzo 1857, parte I, capitolo II, n. 2, p. 6, [BCR=Biblioteca civica di Rovereto, E 0 210.20].
7) Capitoli, op. cit., parte I, capitolo II, n. 1, p. 5.
8) Ivi, capitolo XV, nn. 1, 7,  pp. 17-18.
9) Ivi,  capitolo XI, n. 1, p. 13.
10) Ivi, capitolo III, n. 3, p. 7; parte II, capitolo XV, nn. 1-2, pp. 35-36.
11) Quando nacque, nel 1627, la confraternita era solo maschile; alla rinascita nel 1802 - dopo la soppressione imperiale - nel sodalizio, che raggiungeva i 500 membri, vennero accolte anche le donne.
12) FRANCHINI L., op. cit., p. 38.
13) Ivi, p. 55. Il contratto con il Carloni viene stipulato il 23 maggio 1657. Ivi, p. 154.
14) Ivi, pp. 60-61.
15) Ivi, pp. 61-62. Inizialmente la scaletta aerea era scoperta; per ragioni di sicurezza venne chiusa, così come appare oggi, solo negli anni Trenta dell'Ottocento. Ivi, pp. 69-70.
16) Non si sa l'anno esatto in cui fu completata questa seconda fase della costruzione della chiesa; scrive Franchini «si può dedurre comunque che prima dell'estate del 1724 le opere murarie fossero concluse poiché nel mese di agosto i confratelli, alla ricerca di elemosine per coprire l'intero costo salito a circa settecento ragnesi, lamentavano che, "havendo dovuto per grave necessità e bisogno ampliare non solo la chiesa nostra del Redentore, ma anco far nuovo oratorio", i fondi previsti per tutte le opere non erano sufficienti a coprire le spese residue "non essendo l'oratorio ancora del tutto terminato, e confessionarij, et altro". Inoltre, dagli Atti visitali del 1728 si apprende che nella sacrestia, ormai compiuta, vi si trova il necessario per le funzioni religiose, e che la cantoria, una volta terminata, sarà dotata di un "organeto". Ivi, pp. 65-67.
17) Figlio di Maria Teresa d'Austria, Giuseppe II regna dal 1780 al 1790. La sua politica mirava alla nazionalizzazione della Chiesa cattolica per sottometterla al potere imperiale.
18) In questo momento sul trono si trova Francesco II (che a breve diventerà Francesco I d'Austria), nipote di Giuseppe II.
19) FRANCHINI L., op. cit., pp. 46-48.
20) FRANCHINI L., op. cit., p. 77.
21) Ivi, op. cit., pp. 83, 84.
22) Ivi, op. cit., pp. 110-121.
23) Chiusole entrò in confraternita nel 1712. Ivi, pp. 121-130.
24) Ivi, pp. 130-133.
25) Ivi, pp. 72-75.
26) ASM [=Archivio storico di San Marco], XII A 8, "Documenti e memorie", fasc. 88, Rovereto 14 maggio 1840.
27) FRANCHINI L., op. cit., pp. 69, 85.
28) FRANCHINI L., op. cit., p. 47. Nella lista dei confratelli sacerdoti al 74/o posto è inserito il nome di Antonio Rosmini. ABCR [=Archivio Biblioteca civica di Rovereto], Catalogo alfabetico dei Confratelli, Sacerdoti, e Secolari, Vestiti, e non vestiti del Santissimo Sacramento di Roveredo, Rovereto 15 agosto 1820, Ms 46.2.
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