Rosmini: "Adorare tacere godere" - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede: gocce di spiritualità
«Adorare, tacere, godere»
il testamento spirituale del Beato roveretano

Il testamento spirituale - «adorare, tacere, godere» - lasciato da Antonio Rosmini sul letto di morte all'amico Alessandro Manzoni, è riportato sulla lapide rettangolare, alla destra del busto marmoreo di Rosmini, opera di Francesco Confalonieri, nella chiesa di S. Marco a Rovereto.  Tre sole parole, ma significative, fanno riflettere sul modo in cui il Rosmini affrontò tutta la sua vita. Visse coerentemente con quanto aveva sempre scritto ed insegnato.

«Questo è il tempo di tacere e di pregare», scrive Rosmini al confratello don Francesco Puecher che si trova a Stresa e che vorrebbe intervenire in difesa del Padre Fondatore, dopo l'ingiusta condanna di due suoi scritti, Le Cinque Piaghe della Santa Chiesa e La Costituzione secondo la giustizia sociale, proibiti a sua insaputa alla fine di maggio del 1849. Rosmini si trova ad Albano laziale, di rientro da Gaeta dove aveva accompagnato Pio IX, durante i moti rivoluzionari del 1848.
Busto di Antonio Rosmini in S. Marco - Rovereto
«Questa persecuzione conviene lasciare che si sfoghi, perché è Dio che la vuole, cioè che la permette per i suoi adorabili fini, ed io perciò ne sono contentissimo. Sono ormai certo che verrà proibito tanto il libro delle Cinque piaghe quanto quello della Costituzione, senza che a me venga comunicato il motivo o la ragione della proibizione […]». Tra le ragioni che adduce per non intervenire in sua difesa, il Rosmini aggiunge: «[…] perché non essendo io consapevole di aver fatto, detto o scritto cosa alcuna maliziosamente, conviene avere una viva fede in Dio, il quale dispone ogni cosa pel bene della sua Chiesa, e se sarà di sua volontà e di utilità alla Chiesa, farà indubitatamente tornare il sereno dopo la tempesta, e tanto più presto, quanto meno ci porremo dell’opera nostra e più della fede in lui; [...]». 1)
Rosmini non tace per debolezza, per incapacità di difendersi, per paura, o per altri motivi, ma per un'estrema fiducia nelle disposizioni divine, che è convinto che conducano al bene, anche quando, umanamente parlando, sono un male. Poiché Dio, essendo Amore infinito, agisce sempre per Amore, anche quando permette il male: i fini di Dio – afferma il Rosmini – sono sempre da adorare. E poiché tutto concorre al bene di colui che Dio ama, sentendosi amati, si acquisisce quella pace interiore che porta a godere, anche nelle persecuzioni e nei mali di vario genere.

Ne abbiamo un altro esempio, nella lettera che il Rosmini scrive all'amico don Alessandro Pestalozza, docente di filosofia, che aveva di sua iniziativa difeso con alcune pubblicazioni gli scritti del Rosmini, e che quindi viene allontanato dal Seminario:  

«La guerra [nei miei confronti] si fa sempre con maggiore attività: […] io so che i miei nemici non faranno né manco un apice di più di quello che Iddio permette loro; e però io me ne sto appieno tranquillo, contento di tutto quello che avverrà».
Al tempo stesso considera le spontanee iniziative di risposta, in sua difesa dagli attacchi, senza che lui le abbia richieste, da parte di qualche amico, «come avvenimenti voluti dalla Provvidenza». E poi, sempre guardando alle disposizioni della divina Provvidenza, incoraggia il Pestalozza: «Fa bene anch’Ella di vedere nell’ingiusta esclusione dal Seminario un tratto della stessa Provvidenza, che Le fornisce l’ozio necessario d’attendere a ultimare i suoi letterari lavori».2)
Dove sta il  nostro vero bene?
Antonio Rosmini



« [...] salvo il male dello stomaco, e l’abituale mia debilezza, mi trovo discretamente. L’animo mio poi per divina grazia è appagatissimo; e questo prezzo infinitamente più di qualunque altro gran bene esteriore. Che mi varrebbe ogni cosa imaginabile che io avessi, quando l’animo fosse inquieto e scontento? e per opposto, che male mi possono cagionare le malattie o qualunque altro esterno malore, quando Iddio mi dia forza di portarle con ilarità e con allegrezza? Ah sì, nel solo nostro animo sta il nostro vero bene. Faccia il Signore che tal bene sempre l’abbiamo».

Lettera al fratello Giuseppe,
Milano 4 giugno 1826.
Pensiero di Rosmini sull'onore
Note:

1) ROSMINI A., Epistolario Completo, X, Lettera 6380, Albano 15 agosto 1849, [a don Francesco Puecher a Stresa].
2) Per aver difeso il Rosmini, don Pestalozza era stato allontanato dal seminario. ROSMINI A., Epistolario Completo, XI, Lettera 6675, Stresa 23 ottobre 1850, [al prof. don Alessandro Pestalozza ad Arluno (MI)].
      
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