Rosmini: cos'è la Chiesa? - Rovereto città di A. Rosmini

...tra storia, cultura e fede

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Rosmini, la fede: Storia dell'Amore tratta dalle Sacre Scritture
La Chiesa amata già nell'Antico Testamento
Ma cos'è la Chiesa?
Chi considera la Chiesa, vedendola da fuori, non può nemmeno immaginare cosa essa sia realmente. Appare come una qualsiasi istituzione umana, il più delle volte identificata con la gerarchia, cioè con il Papa e i vescovi. In realtà si tratta di un corpo vivente unito a Dio.1)
Grazie all'intercessione di Mosè, che invocò il perdono per il popolo disobbediente che si era fabbricato un «vitello d'oro»2), Dio concede misericordia per il gravissimo peccato, che però non può rimanere del tutto impunito. Così Dio accenna ad un castigo che potesse richiamare il popolo a penitenza. D'ora in poi alla testa del popolo non ci sarebbe più stato l'Altissimo, ma un suo Angelo, onde evitare che un popolo di così «dura cervice» finisca con le sue continue disobbedienze a provocare Dio in modo tale da essere sterminato3).

«Il Signore parlò a Mosè:
"Su, esci di qui tu e il popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, verso la terra che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: Alla tua discendenza la darò.
Manderò davanti a te un angelo e scaccerò il Cananeo, l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo.
Và pure verso la terra dove scorre latte e miele...
Ma io non verrò in mezzo a te, per non doverti sterminare lungo il cammino, perché tu sei un popolo di dura cervice".
Il popolo udì questa triste notizia e tutti fecero lutto:
nessuno più indossò i suoi ornamenti» 4).  
Massime di Perfezione Cristiana
di Antonio Rosmini



«La santa Chiesa di Gesù Cristo si divide in quella parte che è in cammino qui in terra, e quella che è nello stato di termine in cielo o che è prossima a questo termine, nel purgatorio. Il cristiano sa che tutte e tre queste parti della Chiesa durano finché dura questa terra, e la Chiesa nella gloria del cielo, eternamente, perché tutte e tre sono elette come strumento e sede della gloria di Dio in Gesù Cristo, che ne è il capo e il governatore. Perciò il cristiano, membro di una società così augusta, deve amarle in Gesù Cristo tutte e tre illimitatamente, desiderando spargere per esse i propri sudori e il proprio sangue». (Seconda massima, n. 5).
Contrariamente a quanto possa sembrare ad una lettura affrettata, la proposta di Dio è piena di misericordia verso il popolo, poiché il rifiuto dei benefici di Dio conduce inevitabilmente al male, che diventa per l'uomo un castigo, a volte anche molto duro. Più il popolo, essendo di «dura cervice», si ostina a disobbedire a Dio, cioè a non corrispondere al Suo Amore, più accumula su di sè «ingratitudine», quindi accresce «colpa e condanna». Facendosi dunque guidare da un Angelo, il Signore avrebbe messo il popolo nella condizione di vedersi alleggerire i castighi 5).
Ma il giusto Mosè non vuole staccarsi da Dio, poiché, per rivelazione, «vedeva il Verbo» che avrebbe dovuto, seppur a distanza di secoli, incarnarsi e questo per fede nella divina promessa fatta da Dio. Come del resto tutti i giusti dell'Antico Testamento anelavano a ciò per via della promessa fatta da Dio subito dopo la caduta dell'essere umano a seguito del peccato originale 6). Dio del resto è più sollecito e premuroso nel permettere al giusto di avanzare in santità che nell'alleggerire il castigo all'ingiusto. Per questo cederà alla richiesta di Mosè. Il popolo d'Israele, pur avendo in sè molti empi che lo corrompono, ha in sè anche dei giusti. E tale popolo rappresenta «quella nazione di Santi che dovrà un giorno popolare l'empireo [il paradiso]», prefigurazione della Chiesa. In vista di questi «futuri Santi» è dunque necessario che Dio continui a camminare alla testa del popolo. Il corpo (popolo), infatti, non può vivere senza il capo (Dio). Per cui Mosè supplica Dio di rimanere7):
«[...] "Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui.
Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi?
Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra". Disse il Signore a Mosè: "Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome"» 8).
Nel suo testamento, poco prima di morire, Mosè ricorderà che avere Dio con sè è la gloria del popolo Santo.
«Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme  come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso.
Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno:
Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?» 9).  
La Chiesa e il razionalismo, pensiero di Rosmini.
Quello che viene detto per il popolo di Israele, a maggior ragione, viene detto per la Chiesa, di cui Israele è prefigurazione. La vicinanza di Dio non è una vicinanza esteriore, come se fosse quella tra due oggetti, ma Dio entra nell'anima dell'uomo, abita nell'essere umano e vi infonde la Sua Carità (Amore). Dunque quanto affermato da Mosè nel suo testamento «si confà sommamente con la cristiana religione, che diffondendo, nell'antico e nel nuovo Patto [= Antico e Nuovo Testamento], nei cuori nostri la carità, fa sì che Iddio si immedesimi coll'uomo»10).
Quella visibile presenza di Dio11), tanto desiderata da Mosè, prefigurava quella dello Spirito Santo, che sarà inviato un giorno da Gesù Cristo. Lo Spirito Santo si unisce all'anima dell'uomo, così strettamente come nessun idolo può fare, anche se corporalmente presente agli occhi di chi lo venera. Mosè nient'altro cercava che la carità, la quale sola avvicina gli esseri umani e unisce tutti nel medesimo Dio. Mosè sapeva che se gli israeliti avessero avuto come capo Dio, essendo a Lui uniti, ne avrebbero seguito la stessa sorte. «E poiché il capo riunisce le membra del corpo e dà loro la vita, così pure gli uomini tutti verranno a prendere lo stesso spirito del Capo e ad essere insieme compaginati in una sola vita di carità»12).
Ma ciò si compie a pieno con l'incarnazione del Verbo, capo della Chiesa. Solo infatti ad un uomo nato per opera dello Spirito Santo13), Dio si poteva unire nel modo in cui si unisce ai giusti. Mosè sapeva bene di non essere lui il Messia atteso, per cui pur intercedendo sempre per il popolo per amore di  Dio, in più occasioni si lamenta con Dio, facendogli presente la sua indegnità, la sua nullità e la sua mancanza di forze, e chiede a Dio di inviare il Messia promesso [cioè il Cristo]. Ma i tempi non erano ancora maturi 14).
Nella Sua Provvidenza, Dio volge il male, commesso dall'uomo, in bene. Così fece anche dopo la caduta dell'umanità a seguito del peccato originale. Satana, infatti, tentando Adamo ed Eva, «credeva spogliare il mondo di santità colla seduzione dell'uomo innocente». Ma Dio, incarnandosi, ha ridato all'umanità una santità infinitamente maggiore15). Dunque la Chiesa, avendo come suo capo ed esempio il Cristo, gode, per tale motivo, di una santità e gloria infinite, anche se nessun altro dei suoi membri dovesse essere santo.16)
Ecco perché si dice che la Chiesa è «santa», anche se costituita da peccatori: anzitutto è santa per la presenza del suo capo, Cristo, che essendo Dio è infinitamente santo e partecipa la sua santità alla Chiesa. La Chiesa è un corpo unico, unito a Cristo, che è il capo, senza il quale non può vivere.

Gesù paragona sè stesso alla «vera vite» (Gv. 15, 1), che è come la metafora del "corpo unito al capo".

«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca,
e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano»17).  

Ora, come un corpo non vive senza capo, così un tralcio staccato dal tronco muore. Similmente l'essere umano, staccato da Dio, muore. I tralci che portano frutto, cioè opere d'amore, sono le persone che si santificano, rimanendo unite a Cristo. Gesù partecipa loro delle sue virtù. La presenza di questi "santi", dopo la santità del Cristo, rende anche la Chiesa santa, quantunque la santità dell'essere umano non sia minimamente paragonabile a quella del Cristo, che è Dio. I "santi" non sono necessariamente quelli canonizzati dalla Chiesa, ma possono essere anche, come dice spesso papa Francesco, «i santi della porta accanto», che solo Dio conosce.
Queste persone non compiono il bene da sè stesse, ma per grazia di Dio, perché sono unite a Dio. Dio vive nelle loro anime.
Cristo vive nell'anima dei fedeli attraverso l'Eucarestia 18) che non è semplice pane, ma è Cristo, fatto pane. Questo è il motivo per cui i santi riescono a vivere le virtù, riescono anche a fare cose grandiose, che oltrepassano le loro forze e conoscenze, e arrivano persino a farsi uccidere per amore di Cristo. Pensiamo quanti cristiani, in molte parti nel mondo, al giorno d'oggi sono stati sgozzati perché non hanno voluto rinnegare la fede in Cristo. Dio ha dato loro la forza di sopportare il martirio. Nella storia della Chiesa se ne contano milioni 19).

Dunque, cos'è la Chiesa?

La Chiesa è un corpo vivente, composto dal papa, dai vescovi e dal clero, che costituiscono la gerarchia, e dai fedeli, tutti quanti "popolo di Dio", tutti uniti, qual unico corpo, al capo che è Cristo. A questo corpo appartengono i fedeli qui sulla terra (Chiesa militante), i santi in Paradiso (Chiesa trionfante) e le anime sante del purgatorio (Chiesa purgante).
Per rimanere uniti a Cristo e dunque alla Chiesa, in vista della salvezza eterna dell'anima, è necessario vivere in grazia di Dio, cioè in uno stato non di peccato mortale. Chi vive infatti in peccato mortale è come il tralcio secco, che si stacca dalla vite20).
In che modo Cristo è capo della Chiesa?
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI


«[...] in queste due Lettere [Lettera ai Colossesi e Lettera agli Efesini di San Paolo Apostolo] è attestato il titolo di "capo", Kefalé, dato a Gesù Cristo. E questo titolo viene impiegato a un doppio livello. In un primo senso, Cristo è inteso come capo della Chiesa (cfr Colossesi 2, 18-19 e Efesini 4, 15-16). Ciò significa due cose: innanzitutto, che egli è il governante, il dirigente, il responsabile che guida la comunità cristiana come suo leader e suo Signore (cfr Colossesi 1, 18: "Egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa"; e poi l'altro significato è che lui è come la testa che innerva e vivifica tutte le membra del corpo a cui è preposta (infatti, secondo Colossesi 2, 19 bisogna "tenersi fermi al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione"): cioè non è solo uno che comanda, ma uno che organicamente è connesso con noi, dal quale viene anche la forza di agire in modo retto».

Udienza Generale
Aula Paolo VI
Mercoledì 14 gennaio 2009.

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L'unione sponsale della Chiesa con Dio

«La parola "Chiesa" nell'italiano - come nel francese "Église" e nello spagnolo "Iglesia" - ... è presa dal greco "ekklēsía"! Essa viene dall'Antico Testamento e significa l'assemblea del popolo di Israele, convocata da Dio particolarmente l'assemblea esemplare ai piedi del Sinai. [...]
E' importante osservare che quasi sempre la parola "Chiesa" [nei testi di San Paolo] appare con l'aggiunta della qualificazione "di Dio": non è un'associazione umana, nata da idee o interessi comuni, ma da una convocazione di Dio.
[...]
Più tardi, nella Lettera agli Efesini, Paolo elaborerà abbondantemente il concetto di unità della Chiesa, in continuità col concetto di Popolo di Dio, Israele, considerato dai profeti come "sposa di Dio", chiamata a vivere una relazione sponsale con Lui. Paolo presenta l'unica Chiesa di Dio come "sposa di Cristo" nell'amore, un solo corpo e un solo spirito con Cristo stesso.

E' noto che il giovane Paolo era stato accanito avversario del nuovo movimento costituito dalla Chiesa di Cristo. [...]
Dopo l'incontro con il Cristo risorto, Paolo capì che i cristiani non erano traditori; al contrario, nella nuova situazione, il Dio di Israele, mediante Cristo, aveva allargato la sua chiamata a tutte le genti, divenendo il Dio di tutti i popoli.
[...]
Paolo sostiene che la Chiesa non è solo un organismo, ma diventa realmente corpo di Cristo nel sacramento dell'Eucarestia, dove tutti riceviamo il suo Corpo e diventiamo realmente suo Corpo. Si realizza così il mistero sponsale che tutti diventano un solo corpo e un solo spirito in Cristo».

Udienza Generale
Piazza San Pietro
Mercoledì 15 ottobre 2008.

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Note:

1) «La Chiesa è ad un tempo visibile e spirituale, società gerarchica e corpo mistico di Cristo. È una, formata di un elemento umano e di un elemento divino. Questo è il suo mistero, che solo la fede può accogliere». La Chiesa-sacramento universale di salvezza, in Catechismo della Chiesa cattolica, n. 779.
2) Esodo 32, 1-35. Il vitello d'oro evocava l'immagine del bue Apis, venerato in Egitto come simbolo di forza e fecondità. Costruirsi il vitello d'oro significava rompere l'alleanza con il vero e unico Dio, il Dio vivente,  e cadere nel peccato di idrolatria con l'adorazione di una statua.
3) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, 52, Valle Alfeo e Muratore Umberto (a cura di), Istituto di Studi Filosofici, Centro internazionale di Studi Rosminiani, Città Nuova Editrice, Roma 2002, p. 57.
4) Esodo 33, 1-4.
5) ROSMINI A., Storia dell'Amore, op. cit., p. 57.
6) «Allora il Signore Dio disse al serpente [satana]: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno"». (Genesi 3, 14-15).  
7) ROSMINI A., Storia dell'Amore, op. cit., pp. 57, 59-60.
8) Esodo 33, 15-17.
9) Deuteronomio 4, 5-7.
10) ROSMINI A., Storia dell'Amore, op. cit., p. 60; per la citazione tra virgolette: ROSMINI A., Storia dell'Amore, Città Armoniosa 1977, (trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana), p. 82.
11) Il popolo d'Israele cammina nel deserto assieme a Dio, il quale è presente attraverso la nube di fuoco, che si posa sulla tenda del convegno, dove si trova l'arca dell'Alleanza. Quando la nube si solleva è segno che il popolo deve smontare l'accampamento e ripartire.
12) ROSMINI A., Storia dell'Amore, op. cit., p. 60; per la citazione tra virgolette: ROSMINI A., Storia dell'Amore, Città Armoniosa 1977, (trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana), p. 83.
13) «Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio». (Luca 1, 34-35).
14) ROSMINI A., Storia dell'Amore, op. cit., p. 61.
15) L'umanità va sempre vista come un "corpo unico", di cui Cristo (Dio) è il capo. Vincendo nella lotta contro satana, Cristo ha vinto in nome di tutti i suoi fratelli; all'umanità è stata ridonata la virtù. Vedi: «Poiché se a causa di un uomo [Adamo] venne la morte, a causa di un uomo  [Cristo] verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo». (1 Corinzi 15, 21-22).
16) ROSMINI A., Storia dell'Amore, op. cit., p. 61.
17) Giovanni 15, 5-6.
18) «[...] nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua». Il Sacramento dell'Eucarestia, in Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1324.
19) Il 2 novembre 2019, papa Francesco ha celebrato la messa della commemorazione dei defunti nelle Catacombe di Priscilla, a Roma. Ha iniziato la sua omelia così: «La celebrazione della festa di tutti i defunti in una catacomba [...] ci dice tante cose. Possiamo pensare alla vita di quella gente, che doveva nascondersi, che aveva questa cultura di seppellire i morti e celebrare l’Eucaristia qui dentro… È un momento della storia brutto, ma che non è stato superato: anche oggi ce ne sono. Ce ne sono tanti. Tante catacombe in altri Paesi, dove perfino devono fare finta di fare una festa o un compleanno per celebrare l’Eucaristia, perché in quel posto è vietato farlo. Anche oggi ci sono cristiani perseguitati, più che nei primi secoli, di più». Vedi omelia intera.
20) In merito alla definizione di Chiesa vedi: Catechismo della Chiesa cattolica, III-Il Mistero della Chiesa, nn. 770-780.
18) «[...] nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua». Il Sacramento dell'Eucarestia, in Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1324.
19) Il 2 novembre 2019, papa Francesco ha celebrato la messa della commemorazione dei defunti nelle Catacombe di Priscilla, a Roma. Ha iniziato la sua omelia così: «La celebrazione della festa di tutti i defunti in una catacomba [...] ci dice tante cose. Possiamo pensare alla vita di quella gente, che doveva nascondersi, che aveva questa cultura di seppellire i morti e celebrare l’Eucaristia qui dentro… È un momento della storia brutto, ma che non è stato superato: anche oggi ce ne sono. Ce ne sono tanti. Tante catacombe in altri Paesi, dove perfino devono fare finta di fare una festa o un compleanno per celebrare l’Eucaristia, perché in quel posto è vietato farlo. Anche oggi ci sono cristiani perseguitati, più che nei primi secoli, di più». Il grassetto è nostro. Vedi omelia intera.
20) «Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa l'assemblea liturgica, ma anche la comunità locale o tutta la comunità universale dei credenti. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La "Chiesa" è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa corpo di Cristo». Catechismo della Chiesa cattolica online, n. 752; vedi anche nn. 770-780.
2023© Rovereto città di Antonio Rosmini
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