Rosmini: sull'amore del giusto - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede: Storia dell'Amore tratta dalle Sacre Scritture
L'amore del "giusto"
Quando si è giusti davanti a Dio?
A causa del peccato originale, la perfezione non è di questo mondo; nessun essere umano - neppure i "santi" - è esente da imperfezioni e peccati, tranne, per singolare privilegio, Maria Vergine. Cristo ha redento tutti, e siamo tutti peccatori.

Il giusto nella Bibbia non è la persona perfetta, che non sbaglia mai, ma è la persona che si sforza in tutti i modi di cercare Dio e di fare la Sua volontà, e quando sbaglia, riconosce il proprio peccato e chiede sinceramente perdono a Dio.

Nell'Antico Testamento abbiamo l'esempio del re Davide: grande uomo al servizio di Dio fin dalla giovinezza e poi sul trono come re d'Israele. Si macchia però di colpe gravissime, come l'adulterio e l'omicidio, ma, messo davanti al suo peccato dal racconto del profeta Natan1), non perde la fiducia in Dio. Riconosce immediatamente la sua colpa, e viene subito perdonato dal Signore. Riconosce Dio giusto, che non mente mai ma che perdona sempre, e sè peccatore, bisognoso della divina grazia per rialzarsi dal peccato.
Leggiamo il commento di Rosmini:
 
«Anche considerandolo sul trono da Dio promessogli, tutta la vita di Davide non è che carità di Dio e degli uomini. Sia che egli, deposte le vesti regali, balli lietamente davanti all'Arca del Signore2), vincendo ogni rispetto umano3); sia che inediti e spasimi di poter edificare al suo Dio una casa4); sia che faccia libazione al Signore di quell'acqua che tre campioni gli avevan portato dalla cisterna di Betlemme, che pure, assetato com'era, tanto bramava5); sia che perdoni ai suoi più fieri avversari; sia che sconfigga i suoi nemici colla virtù della fede nell'eterno Signore, a cui solo ne riferisce ogni gloria6); Davide tutto fa per carità, in lui tutto è carità.
Una volta però apre nel suo cuore l'adito all'amore delle cose terrene, e pecca gravemente7); ma anche allora la scintilla delle cose celesti, subito, per divina grazia, sfavillò e distrusse ogni corruzione introdottasi nel suo cuore 8). E così rapidamente sfavillò, che, appena detto: "Ho peccato contro il Signore", subito si udì rispondere dal Profeta: "E il Signore ti ha rimesso il tuo peccato" 9).
Cadde anche un'altra volta in fallo, e sentì egli stesso la sua colpa di ambizione, e ne domandò pietà, prima ancora che Dio gli mandasse il profeta a rimproverarnelo10). Queste cadute poi egli le rimondò con le lacrime di tutta la vita; e sebbene certo della remissione dei suoi peccati, tuttavia non cessava di chiedere che Dio sempre più lo purificasse. Deh, o Signore, lavami sempre più dalle mie iniquità, e mondami dai miei peccati11).
Pensava che quelle tracce, quei quasi solchi che di sé lasciano nell'anima nostra i peccati disgraziatamente commessi, impediscano all'anima stessa, anche se pentita e convertita, di riportarsi al perfetto primitivo candore. Il Salterio è pieno di simili espressioni di accesissimo amore, di desideri di una giustizia e purificazione sempre maggiore: è la voce di tutti i penitenti, di tutti gli amanti di Dio; è la voce della Chiesa stessa che non si stanca mai di ripeterlo, in tutte le genti, per tutti i secoli, fra i pericoli e le angustie della travagliata e gloriosa sua vita».12)
Anche papa Francesco nelle sue catechesi distingue tra «peccatore» e «corrotto». Peccatore sì, ma corrotto no, afferma. Perché? Perché peccatori lo siamo tutti e siamo tutti chiamati da Dio a cambiare vita e santificarci, ma il corrotto si è allontanato da Dio, non vuole saperne di Dio, anche se magari finge di stare dalla Sua parte. E questo è molto deleterio per l'anima, perché rischia di perdersi in eterno.

«Quando la vita è ambigua, un po’ di qua, un po’ di là, è triste, è molto triste. Certo, con i limiti e i difetti dobbiamo sempre fare i conti: tutti siamo peccatori. Ma, quando si vive sotto la signoria di Gesù, non si diventa corrotti, non si diventa falsi, inclini a coprire la verità. Non si fa doppia vita. Ricordate bene: peccatori sì, siamo tutti, corrotti, mai! Peccatori sì, corrotti mai» 13).  

Il corrotto commette il peccato contro lo Spirito Santo, rifiuta la salvezza di Dio. Nell'attuale società occidentale, che ha rinnegato le proprie radici cristiane siamo drammaticamente in questa situazione. Moltissimi rifiutano la salvezza, mettono sè stessi al posto di Dio, decidono loro cosa è bene e cosa è male. Non seguono l'esempio del re Davide, che ha ammesso il suo peccato e ha chiesto perdono a Dio, anzi capita che si vantino del male che commettono, magari con la giustificazione che "tanto lo fanno tutti".
 «Stando con Gesù diventiamo veri »
Papa Francesco



«Il Vangelo della Liturgia di oggi, ultima domenica dell'Anno Liturgico, culmina in un’affermazione di Gesù, che dice: «Io sono re» (Gv 18,37). Egli pronuncia queste parole davanti a Pilato, mentre la folla grida di condannarlo a morte. Lui dice: “Io sono re”, e la folla grida di condannarlo a morte: bel contrasto! Il fatto è che la regalità di Gesù è ben diversa da quella mondana. Egli non viene per dominare, ma per servire. Potremmo dire che non è re come gli altri, ma è Re per gli altri. Ripensiamo a questo: Cristo, davanti a Pilato, dice di essere re nel momento in cui la folla è contro di Lui, mentre quando lo seguiva e lo acclamava aveva preso le distanze da questa acclamazione. Gesù si dimostra, cioè, sovranamente libero dal desiderio della fama e della gloria terrena. E noi – chiediamoci – sappiamo imitarlo in questo? Sappiamo governare la nostra tendenza a essere continuamente cercati e approvati, oppure facciamo tutto per essere stimati da parte degli altri?  Gesù non soltanto rifugge da ogni ricerca di grandezza terrena, ma rende anche libero e sovrano il cuore di chi lo segue.  Stando con Gesù, diventiamo veri. La vita del cristiano non è una recita dove si può indossare la maschera che più conviene. Perché quando Gesù regna nel cuore, lo libera dall’ipocrisia, lo libera dai sotterfugi, dalle doppiezze».

Dall'Angelus di domenica 21 novembre 2021.
Note:

1) Davide aveva fatto uccidere Uria l'Hittita, per coprire l'adulterio commesso con sua moglie Betsabea, che era rimasta in cinta (2 Samuele 11, 1-27). Allora Dio invia il profeta Natan a Davide per aprirgli gli occhi sul suo peccato; Davide si pente e chiede perdono a Dio, ed espia il suo peccato con la morte del figlio avuto da Betsabea (2 Samuele 12, 1-24).
2) L'Arca indicava la presenza di Dio tra il popolo d'Israele.
3) 2 Samuele 6, 14-23. Davide danzava in onore del Signore davanti all'Arca e a tutto il popolo, cinto solo di un efod di lino. Alla fine, tornato a casa, Mikal la figlia di Saul, moglie di Davide, lo rimprovera: «Bell'onore si è fatto oggi il re di Israele a mostrarsi scoperto davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!». Ma Davide risponde: «L'ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo del Signore, su Israele; ho fatto festa davanti al Signore. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!».          
4) 2 Samuele 7, 1-29. Davide dice al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda».  Davide vorrebbe costruire un tempio degno del Signore, dove riporre l'Arca. Tuttavia non sarà lui, ma suo figlio Salomone a costruire il maestoso e ricchissimo tempio, ammirato da tutti i popoli dell'epoca.
6) Come era successo con la sconfitta del gigante Golia, quando era ancora un ragazzo, il re Davide risulta vittorioso nelle battaglie che conduce perché si affida a Dio, a cui da gloria, e non si vanta di aver vinto con le sue proprie forze.
7) 2 Samuele 11, 1-5, 15, 24. Si tratta dell'adulterio con Betsabea, moglie di Uria l'Hittita, e l'uccisione di quest'ultimo, ordinando che fosse lasciato solo in prima fila durante la fase più cruenta della battaglia.
9) «Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai...» (2 Samuele 12, 13 ).
10) Il re Davide aveva ordinato un censimento di tutto il popolo d'Israele, per conoscere di quanti uomini idonei alla guerra poteva disporre contro i nemici. Ma dopo aver compiuto il censimento, Davide «si sentì battere il cuore e disse al Signore: “Ho peccato molto per quanto ho fatto; ma ora, Signore, perdona l'iniquità del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza”» (2 Samuele 24, 10 ). Perché commette un peccato facendo il censimento? Perché pensa di contare nella potenza e nell'elevato numero dei suoi uomini, invece che nel Signore.
11) Si tratta del bellissimo Salmo 50 (51): «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. / Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. / Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi ...».
12) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Città Armoniosa 1977, (trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana), p. 285-286.
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