Rosmini: su Dio Sposo - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede: Storia dell'Amore tratta dalle Sacre Scritture
Le nozze tra Dio e l'umanità

«Il mio diletto è per me e io per lui».
(Cantico dei Cantici 2, 16)


L'Amore che Dio riversa sull'umanità intera fin dal momento della creazione è narrato nella Bibbia con le caratteristiche di un “amore sponsale”: l'unione dell'Eterno con le Sue creature, qual unico corpo, trova compimento nell'Incarnazione del Verbo divino1). Il Figlio, l'Unigenito del Padre, si unisce inseparabilmente ed eternamente all'uomo Gesù e, tramite lui, all'umanità intera. Tale unione d'amore, destinata a compiersi perfettamente alla fine dei tempi, quando l'umanità sarà accolta nel seno della Trinità, viene descritta con le più appassionate  tinte del linguaggio umano, usato tra lo sposo e la sposa. Dio non disdegna questo linguaggio, prima con il popolo eletto, il popolo d'Israele, prefigurazione della Chiesa, e poi, dopo la Redenzione, con le nozze dell'Agnello (Gesù Cristo), descritte nel loro definitivo compimento nel Libro dell'Apocalisse. Nell'Antico Testamento, il Cantico dei Cantici  può essere interpretato come il corteggiamento di Dio nei confronti dell'umanità in vista delle nozze.
Il popolo d'Israele, cioè la Sposa2), si addormenta nel sonno della fede, grazie alla presenza dei giusti, in attesa della venuta del divin Sposo, con l'Incarnazione. E così parla3):

«Chi potrà resistere alla carità? La carità mi mostra Te, o mio Sposo, e mi presenta il momento in cui Tu discenderai dal cielo alle nozze. Una viva brama di questo momento beato viene in me ridestata da quest'amore; e il dover ancora aspettare, e il dover ancor esser priva di Te, che sei l'oggetto unico del mio Amore, mi vince e mi fa tutta languire. Sostenetemi coi fiori della speranza; stipatemi coi frutti della fede, perché io tutta languisco d'amore. Non mi reggo più in piedi, e mi sento venir sommersa in un sonno o svenimento od estasi. Mi pare che già venga il dì delle nozze. Egli viene già; ecco, ecco lo Sposo! 4) Egli mi abbraccia, pone la sua sinistra sotto il mio capo, e la destra di lui mi abbraccia»5).
«Il tempo del destarsi - prosegue il Rosmini - sarà quello della venuta dello Sposo, quando il languore delle anime per Lui lontano cesserà col possederlo»6).
Poi, dopo l'inverno - cioè il periodo della legge nell'Antico Testamento - giunge il momento della primavera spirituale, l'inizio del Nuovo Testamento7). E così parla lo Sposo (Dio):

« … e il calore della mia carità fa sbocciare dei fiorellini sulla nostra terra, dove io vengo a prendere umana carne; la Vergine eletta ad esser mia Madre8) è già nata, è già cresciuta, ha dato l'atteso consenso. Essa ha detto: "Ecco l'Ancella del Signore" 9). Questa è quasi voce di tortora che annunzia la novella stagione dei fiori, il pullulare e il fiorire della radice di Iesse 10). Comparvero già in Israele il Precursore dell'Uomo-Dio 11), e san Gioacchino e sant'Anna, e Zaccaria, e il buon Simeone, e gli altri giusti che sono riserbati all'opera della Redenzione o come padri o come profeti. Questi, quasi fichi in fiore, annunziano il frutto perfetto che Israele produrrà, un frutto assai più dolce di ogni altro dolcissimo frutto; quasi vigne fiorenti, annunziano coi tralci odorosi il grappolo grande di perfetta maturazione e bontà»12). Questo frutto perfetto e dolcissimo è il Cristo.
Nel Cantico dei cantici, Dio si rivolge al Suo popolo - il popolo d'Israele, prefigurazione della Chiesa - con le parole di chi corteggia l'amata. I santi del popolo eletto e i santi della Chiesa sono uniti come un solo corpo: è la mistica Sposa del Redentore (Gesù). Venendo al mondo con l'Incarnazione, Dio fatto uomo (Cristo) trova «la Chiesa dei suoi eletti apparecchiata ad entrare nel talamo»13). La corteggia, le dice che è «bella» e che le sue «intenzioni sono pure», «non appartenendo a te già i farisei»14).
Certo, la Sua Sposa necessita anche di essere purificata dai propri peccati, ma sarà Cristo, lo Sposo, a provvedere, morendo in croce per lei. Andrà quindi - dice lo Sposo alla Sposa - «al monte della mirra15), e alla collina dell'incenso»16), cioè al monte Calvario, dove mi crocifiggeranno e dove morirò, spandendo soavissimo incenso al culto dell'Eterno mio Padre 17).
Dopo il sacrificio, Cristo dirà alla Sua Sposa: «Ah, tutta bella sei tu o mia diletta e macchia non avvi in te» 18). Grazie al mio sangue sei resa pura e arricchita di ogni bellezza. Non sei dunque solo mia diletta ma sei già mia Sposa, perché sul Calvario ho contratto con te complete nozze 19).
Prima di giungere alla gloria e alle gioie celesti, dove porterà con Sè la Sua Sposa, lo Sposo divino si unisce alla Sua diletta attraverso le sofferenze (la croce): entrando per la porta delle tribolazioni - la porta della croce - lo Sposo contrae «intima ed eterna unione» con la sua diletta 20).
La Sposa ode la voce del suo diletto nella sofferenza: «Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne»21). Dunque, la compassione verso le sofferenze di Cristo (lo Sposo) deve portare anche noi a sostenere le nostre sofferenze per amore suo.22)
La Sposa è chiamata ad essere simile allo Sposo. Per questo tutti i santi soffrono tribolazioni di ogni genere, spirituali, psicologiche e corporali, per seguire lo Sposo ed è come se formassero le «viscere della Diletta»23).
Superando la naturale resistenza alle tribolazioni24), la Sposa decide di seguire il suo Amato, dopo averne visto l'esempio con la sua morte in croce. Chi infatti non apre la porta del cuore allo Sposo che viene con le croci25), non lo possederà neppure quando sarà il momento della gioia, e non assomiglierà al suo bellissimo Sposo26).
Nel Cantico dei Cantici, è lo Sposo ad accarezzare per primo la Sposa, perché la Sposa non è in grado di amare lo Sposo se Egli non la ama per primo, facendola innamorare di Sè 27). Perché? Perché, afferma l'Evangelista Giovanni, «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati»28). Mentre lo Sposo (Cristo) afferma: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»29).

E' un amore di elezione, la carità è il nodo delle nozze, è l'opera dell'unione tra la natura divina e la natura umana, «perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio»30). «Ecco la somma ragione dell'amore della Sposa: ella ama lo Sposo, perché lo Sposo l'ha amata. E per questo risponde ella nella Cantica, udita la voce dello sposo che la vagheggia sì presso [così da vicino]».31)
          
Alla morte di Cristo in croce, la Chiesa, debole e fanciulla, attende il suo Sposo che le darà la forza, inviando lo Spirito Santo (il Paraclito). La piccola sorella, non ancora giunta a pubertà 32), dovrà crescere, fortificarsi ed essere preparata per le nozze con il divin Sposo33).

Sarà lo Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste,  a fortificare la Chiesa e a darle il coraggio e la forza di testimoniare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, affrontando morte e persecuzioni di ogni genere. Qui si ferma il Cantico dei Cantici, che prosegue con l'Apocalisse, dove ancora ritorna la tematica della sposalizio tra Cristo e la Sua Chiesa. Si tratta delle nozze eterne. «Che conforti non dà l'Apocalisse di Gesù Cristo all'amore dei giusti! - scrive il Rosmini - che consolazioni! che promesse!»34).
Dopo aver superato ogni sorta di tribolazione con fortezza, la Sposa vittoriosa (la Chiesa) si siede sul trono accanto allo Sposo35). Così la Sposa viene descritta da san Giovanni:

«Nel cielo apparve poi un segno grandioso:
una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi
e sul suo capo una corona di dodici stelle»36).

Gli empi saranno definitivamente condannati: «chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco»37).
San Giovanni contempla, infine, le nozze eterne tra la nuova Gerusalemme (la Sposa) e l'Agnello (Cristo):
  
«Vidi […] la città santa, la nuova Gerusalemme,
scendere dal cielo, da Dio,
pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
"Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro".
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate".  

Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima,
come pietra di diaspro cristallino.

Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio,
l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l'Agnello.
Le nazioni cammineranno alla sua luce [...]»38).
Conclude il Rosmini:

«Tale è la Sposa che vide Giovanni, tale la Regina "ricca e variamente vestita" di cui parlano dal primo all'ultimo tutti i profeti. [...] Il suo amore collo Sposo, le sue nozze divine formano l'arcano della divina sapienza, il disegno della eterna Provvidenza. Esse sono il fine della creazione dell'universo; delle scritture ispirate; il fine a cui sono volte tutte le umane vicende: esse formano la gloria della santità di Dio, la beatitudine della salute dell'uomo»39).
Ti farò mia sposa per sempre...
Il profeta Osea



L'Antico Testamento è pieno di espressioni di un Dio che si mostra "geloso" per il Suo popolo, come lo Sposo lo è per la Sua Sposa. Si tratta di una gelosia non distruttiva, che mira a fare dell'altro una cosa propria, ma di quel bel sentimento che nasce dall'amore sincero e che porta a volere il bene dell'amato. Nelle Sacre Scritture, l'Amore infinito di Dio per il Suo popolo (Israele, la Chiesa, l'intera umanità) viene espresso con il linguaggio umano, tipico della relazione tra lo sposo con la sua sposa, o di quella tra un padre amoroso con i suoi figli.

Tra le più belle espressioni, nell'Antico Testamento, di questo tenero e appassionato amore, addirittura viscerale, troviamo quelle del profeta Osea, che vive e predica all'epoca dell'Impero Assiro, tra il 750 e il 700 a. C.:

«Perciò, ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne
e trasformerò la valle di Acòr
in porta di speranza.

Là canterà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d'Egitto.
E avverrà in quel giorno
- oracolo del Signore -
mi chiamerai: Marito mio,
e non mi chiamerai più: Mio padrone.
Le toglierò dalla bocca
i nomi dei Baal,
che non saranno più ricordati.

In quel tempo farò per loro un'alleanza
con le bestie della terra
e gli uccelli del cielo
e con i rettili del suolo;
arco e spada e guerra
eliminerò dal paese;
e li farò riposare tranquilli.

Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore,
ti fidanzerò con me nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore».

(Osea 2, 16-22).

******************************
Il mio cuore si commuove...
«Quando Israele era giovinetto,
io l'ho amato
e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.

Ad Efraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d'amore;
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.

Il mio popolo è duro a convertirsi:
chiamato a guardare in alto
nessuno sa sollevare lo sguardo.

Come potrei abbandonarti, Efraim,
come consegnarti ad altri, Israele?
[...]
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo;

sono il Santo in mezzo a te
e non verrò nella mia ira»
.

(Osea 11, 1-9)
L'Amore di Dio per l'umanità


«Io sono malata d'Amore»
(Cantico 2, 5)

«Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia». (Cantico 4, 7)

«Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!» (Apocalisse 19, 9)
 
«Le grandi acque non possono
spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore,
non ne avrebbe che dispregio».
(Cantico dei Cantici 8, 7)  

«Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore...»
(Cantico dei Cantici 8, 6)
Note:

1) Il Verbo è la seconda Persona della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), è il Figlio eterno dell'eterno Padre.
2) Dio è innamoratissimo delle Sue creature: nonostante tutte le infedeltà e i tradimenti del popolo d'Israele, che abbandona il suo Signore per servire altre divinità, tradimento che nella Bibbia viene chiamato “prostituzione”, Dio continua a promettere che un giorno gli israeliti saranno «il Suo popolo ed Egli sarà il loro Dio», prefigurazione della Chiesa.
4) Come può qui non venire alla mente la Parabola delle Dieci Vergini? «A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!» (Matteo 25, 6).
5) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Città Armoniosa 1977, (trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana), p. 342.
6) Ivi, p. 345.
7) Cfr. Cantico dei Cantici 2, 11-12: «Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; / i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna».
8) La Vergine Maria.
9) Luca 1, 38.
10) Iesse è il papà del re Davide, dalla cui dinastia proviene Gesù secondo la carne. Il virgulto (o fiore) del tronco di Iesse è Gesù.
11) San Giovanni Battista.
12) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Città Armoniosa 1977, (trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana), p. 346. (Cfr. Cantico 2, 10-14).
13) «...apparecchiata ad entrare nel talamo», cioè pronta ad accedere alla camera nuziale. ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, 52, Valle Alfeo e Muratore Umberto (a cura di), Istituto di Studi Filosofici, Centro internazionale di Studi Rosminiani, Città Nuova Editrice, Roma 2002, p. 192; e ROSMINI A., Storia dell'Amore, Città Armoniosa 1977, (trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana), p. 353.
14) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 193. Qui si riferisce alle parole di Gesù: «Guardatevi dal lievito dei farisei» (Marco 8, 15), cioè dall'ipocrisia. Cfr. anche Matteo 23, 13-25; e ancora: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume» (Matteo 23, 27). La doppiezza, l'ipocrisia guastano e corrompono il vero amore, che è sincero e trasparente.
«Il termine farisei significa "separati" ed evoca un tipo di mentalità e di spiritualità puritana e rigorista che isolava dal resto del popolo coloro che appartenevano a questo gruppo. Si ritenevano più perfetti degli altri e disprezzavano quelli che non conoscevano o non praticavano la legge, i contadini, gli esattori delle tasse, i peccatori, ecc. Per garantire meglio l'adempimento della legge, la circondarono con una casistica meticolosa, piena di sottigliezze e di minuziosità, che li portò al formalismo e all'ipocrisia religiosa. [...] Il loro attaccamento scrupoloso alla legge e alla tradizione degli antichi impedì loro di riconoscere Gesù di Nàzaret l'inviato da Dio (Matteo 23). Non solo non lo riconobbero, ma gli dichiararono guerra e pretesero la sua morte (Marco 3, 6)». Farisei, in "Piccolo dizionario biblico - Una guida essenziale", (a cura di Bruno Maggioni e Gregorio Vivaldelli), Ancora Editrice, Milano 2011, p. 33.
15) Mirra: «Gomma resinosa secreta da un arboscello simile al balsamite, nei pressi del mar Rosso. Era usata come profumo dai vivi (Sal 45,9; Mt 2,11) e per imbalsamare i morti (Gv 19,39). Il vino dato a Gesù in croce viene mescolato con mirra (Mc 15,23) per attenuargli la sofferenza. Ma Gesù lo rifiuta». L. Monloubou & F. M. Du Buit, Dizionario Biblico Storico/Critico, (Edizione italiana a cura di Rinaldo Fabris), Borla Edizioni, Roma 1987.
16) Cfr. Cantico 4, 6: «Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso».
L'incenso è il simbolo della preghiera (Sal 141, 2; Ap 5,8; 8, 3-4). L. Monloubou & F. M. Du Buit, Dizionario Biblico Storico/Critico, (Edizione italiana a cura di Rinaldo Fabris), Borla Edizioni, Roma 1987.
17) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 194.
18) Ibidem. Cfr. Cantico 4, 7.
19) Ibidem.
20) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 196.
22) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 196.
23) Ivi, p. 193.
25) «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me» (Matteo 10, 38).
26) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 196.
27) Ivi, p. 195.
31) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 195.
E' convinzione molto diffusa oggi, anche tra i cristiani, quella che sostiene che si possano amare gli altri senza Dio, se non addirittura combattendo Dio. Non è vero, ciò è determinato da presunzione.
33) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 205.
34) Ivi, pp. 206-207.
35) «Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!» (Apocalisse 19, 9), lo si ripete ad ogni celebrazione eucaristica.
39) ROSMINI A., Storia dell'Amore, (Valle e Muratore), op. cit., p. 211.
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