Rosmini: come ama Dio? - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede: Storia dell'Amore tratta dalle Sacre Scritture
Come ci ama Dio?
la graduatoria dell'amore

Come ci ama Dio? Il Rosmini afferma che Dio ci ama «non per godere di noi» - del resto Egli non ha bisogno di godere di noi - ma per «usar[ci], non a suo vantaggio, ma a nostro [vantaggio]»1).

Dio opera attraverso di noi. Dunque il Suo Amore verso di noi non è altro che la Sua Bontà riversata nei nostri cuori, che risplende in noi. E per risplendere è necessario che noi l'accogliamo e contraccambiamo con il nostro amore rivolto a Lui. Dio fa quello che noi facciamo per Sua Grazia: quando noi lavoriamo è Egli che lavora in noi; quando noi riposiamo è Egli che riposa in noi; quando noi godiamo o soffriamo è Egli che gode e soffre in noi, sebbene queste cose a Dio non convengano in quanto Egli, puro spirito, non è soggetto a mutazione o infermità2).
Dio poi non ama tutto ciò che ha creato in ugual misura, ma c'è una gerarchia. Noi amiamo le cose perché esistono, ma esistono perché Dio le ama3). Dio infatti ha creato tutte le cose per amore e le conserva in esistenza per amore. Tutto ciò che Dio ha creato per amore è buono ed è da Lui amato, ciò che è cattivo semplicemente non esiste, perché Dio non può amare ciò che è cattivo e non crea ciò che non ama 4).
L'Amore di Dio, poi, non è indistinto, ma segue una graduatoria. Nei sassi, ad esempio, Dio ama l'essere di sasso. Le piante posseggono qualcosa di più dei sassi, vegetano, e Dio ama in esse il loro vegetare. Gli animali, poi, sono superiori alle piante, in quanto essere viventi, e Dio ama in essi il vivere.
L'essere umano, oltre a vivere come gli animali, è dotato di ragione. Dio dunque ama l'essere umano «infinitamente più delle altre cose materiali, perchè di quelle è infinitamente più pregevole». E l'essere umano è «infinitamente più pregevole» delle altre cose, perché è infinitamente più amato da Dio. Ed è infinitamente più amato da Dio, perché nel creare l'essere umano, Dio l'ha creato a propria immagine e somiglianza5). Questo amore di Dio è universale verso tutti gli uomini.6)
Ma perché - prosegue il Rosmini - fra tutti gli esseri umani Dio ne ama alcuni in modo particolare? Nulla di ciò che è stato creato può rendere l'essere umano più amabile a Dio, poiché l'essere umano possiede la ragione che lo rende superiore alle altre cose create da Dio.
Dunque, quando si dice che Dio ama particolarmente un uomo, è perché deve esserci qualcosa nell'uomo stesso che gli si aggiunge, oltre a ciò che già possiede. E ciò non può essere né l'esistenza, né il moto, né la vita, né la ragione, poiché tutte queste cose l'essere umano già le possiede. Sono tutte qualità possedute indistintamente da ogni persona, e per queste, ogni persona è indistintamente e ugualmente amata da Dio.
La cosa dunque che vi si aggiunge deve essere qualcosa superiore a ciò: e cos'è? «Non so poi che trovare, di sopra della ragione, se non Dio medesimo». Dio stesso, l'Essere infinito nel quale esistono, si muovono e vivono tutte le cose dell'universo, si dona a noi. Dio «ama sè stesso in noi».7)
Ma immedesimandosi con l'essere umano, Dio forse perde la Sua natura? Niente affatto, afferma il Rosmini, «perché siamo noi che partecipiamo di lui, senza che egli da noi prenda cosa alcuna». Poiché, inoltre, l'essere umano non ha altre facoltà che quelle di intendere ed amare, con cui si attacca alle cose, con queste due facoltà «ci uniamo pure e immedesimiamo per così dire con Dio: il quale senza amore non si conosce»8). Ma chi infonde questa carità (amore) nell'essere umano e che «fa conoscere e quasi palpeggiare Iddio» è solo Gesù Cristo, essendo ogni altro essere umano staccato da Dio per natura.9)
Dice Gesù all'apostolo Tommaso:
«Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»10).

E ancora:

«Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore»11).
Che cosa vuol dire rimanere nel suo amore? Non forse rimanere in Dio? Non forse essere amati da Dio? Non forse amare Dio?

«In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio,
ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati»12).
Dunque, Dio ci ha amati per primo; grazie a questo amore che noi abbiamo ricevuto da Dio, possiamo a nostra volta amare Dio. Non c'è cosa in noi per cui Dio ci ami 13), ma amandoci, Dio fa sì che in noi ci sia la giustizia (cioè l'amore di Dio), che è l'unica cosa degna di amore.14)
Quindi, in ordine la scaletta dell'Amore:

Dio va amato al primo posto;
seguono gli esseri umani;
poi gli animali
(anche qui nel giusto ordine:
un cavallo o un cane valgono di più
di una zanzara o di una mosca);
poi le piante;
ed infine tutte le altre cose create.

Il giusto, nell'amare, è chiamato a seguire questa scaletta, che forse per alcuni può essere ovvia, ma certamente non per tutti. L'uomo moderno infatti sembra aver smarrito le coordinate del vero amore: pensiamo, ad esempio, a tutte quelle derive ideologiche che collocano l'essere umano sullo stesso piano degli animali, se non addirittura nel gradino inferiore; o pensiamo alla classificazione degli esseri umani in base alle loro condizioni fisiche, psichiche, o alle loro prestazioni o capacità produttive, che portano ad eliminare i più deboli, anche con ingiuste legislazioni; o pensiamo ancora alla diffusa mentalità che ritiene che si possa amare il prossimo senza amare Dio.
Il riconoscere la sacralità della vita richiede la fede nella creazione
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI



«Vorrei segnalarvi un brano di un grande pensatore italo-tedesco, Romano Guardini: «L'uomo non è intangibile per il fatto che vive. Di tale diritto sarebbe titolare anche un animale, in quanto esso pure si trova a vivere. La vita dell'uomo rimane inviolabile poiché egli è una persona. L'essere persona non è un dato di natura psicologica, ma esistenziale: fondamentalmente non dipende né dall'età, né dalla condizione psicologica, né dai doni di natura di cui il soggetto é provvisto. La personalità può rimanere sotto la soglia della coscienza - come quando si dorme - tuttavia essa permane e ad essa bisogna far riferimento. La personalità può essere non ancora sviluppata come quando si è bambini, tuttavia fin dall'inizio essa pretende il rispetto morale. E' addirittura possibile che la personalità in generale non emerga negli atti, in quanto mancano i presupposti psico-fisici, come accade nei malati di mente. E infine la personalità può anche rimanere nascosta come nell'embrione; ma essa è data fin dall'inizio in lui e ha i suoi diritti. E' questa personalità a dare agli uomini la loro dignità. Essa la distingue dalle cose e li rende soggetti. Si tratta una cosa come se fosse una cosa quando la si possiede, la si usa e alla fine la si distrugge o - detto per gli esseri umani - la si uccide. Il divieto di uccidere l'essere umano esprime nella forma più acuta il divieto di trattarlo come se fosse una cosa».
[...]
Come è possibile all'uomo questo sguardo capace nello stesso tempo di cogliere e rispettare la dignità dell'altra persona e di garantirgli la propria? Il dramma del nostro tempo consiste proprio nell'incapacità di guadarci così, per cui lo sguardo dell'altro diventa una minaccia da cui difenderci. In realtà la morale vive sempre inscritta in un più ampio orizzonte religioso, che ne costituisce il respiro e l'àmbito vitale. Fuori di questo àmbito essa diventa asfittica e formale, si indebolisce e poi muore. Il riconoscimento etico della sacralità della vita e l'impegno per il suo rispetto hanno bisogno della fede nella creazione come loro orizzonte: così come un bambino può aprirsi con fiducia all'amore se si sa amato e può svilupparsi e crescere se si sa seguito dallo sguardo di amore dei suoi genitori, allo stesso modo anche noi riusciamo a guardare gli altri nel rispetto della loro dignità di persone se facciamo esperienza dello sguardo di amore di Dio su di noi, che ci rivela quanto è preziosa la nostra persona. «E Dio disse: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza [...]. E Dio vide quanto aveva fatto: ed ecco, era cosa molto buona (Genesi 1, 26.31)».

Joseph Ratzinger - Benedetto XVI
La Vera Europa - identità e missione
Introduzione di Sua Santità
Papa Francesco
Testi scelti
vol. 3 - Europa
Cantagalli Edizioni, Siena 2021,
p. 45, 46, 47.

Cantando le laudi all'Autore della natura...
Antonio Rosmini



Rimasto a Rovereto a studiare il diciassettenne Rosmini invia una lettera all'amico e cugino, Leonardo, a Vigolo Vattaro, e prova una "sana invidia" verso quelli che stanno godendo il fresco della montagna, mentre lui "sgobba" sui libri in una città ancora calda. E abbozza una "pennellata" di naura...

«[...] Oh bello! al piè di qualche colle sedere meditando e contemplando le ricchezze e bellezze della natura! O allato d’un ruscelletto apprendere la sapienza dalle piante e dall’erbe e dagli arboscelli! E che dirò io dell’andare per li solitari boschi cantando insieme cogli uccelletti le laudi più sincere all’Autore della natura? [...]».

Lettera al cugino Leonardo Rosmini
Rovereto 22 settembre 1814.

Come non ricordare qui il Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi?



«Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria
e l'honore et onne benedizione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
e nullu homo ène dignu Te mentovare.
Laudato si', mi' Signore,
cum tutte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno
et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante
cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione.
Laudato si', mi' Signore,
per sora Luna e le stelle:
in celu l'ai formate
clarite e preziose e belle.
Laudato si', mi' Signore,
per frate Vento
e per aere e nubilo
e sereno e onne tempo,
per lo quale a le Tue creature
dai sustentamento.
Laudato si', mi' Signore,
per sor'Acqua,
la quale è multo utile et humile
e preziosa e casta.
Laudato si', mi' Signore,
per frate Focu,
per lo quale ennallumini la notte:
et ello è bello e iocundo
e robustoso e forte.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi frutti con coloriti fiori et herba.
Laudato si', mi' Signore,
per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
e sostengo infirmitate e tribulazione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate e benedicete mi' Signore et rengraziate
e serviateli cum grande humilitate».




Papa Francesco
  
«Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore».

«Per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato. La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale».  

Papa Francesco
Lettera Enciclica
LAUDATO SI'
Roma 24 maggio 2015
nn. 10, 76.

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San Francesco (1182 ca. - 1226) è vissuto a cavallo tra il XII  e il XIII secolo; Rosmini (1797 - 1855) è vissuto nell'Ottocento; papa Francesco è attuale, eppure comunicano lo stesso messaggio, a dimostrazione che l'insegnamento della Chiesa, negli aspetti rilevanti è costante, non cambia come molti credono.
Dio è il creatore di tutto, l'amore, che viene da Dio, investe ogni creatura, ma nel giusto ordine: Dio, l'uomo, gli animali, le piante e il resto del creato.

Nessun santo nella Chiesa cattolica ama la natura, senza amare Dio e i propri simili, come invece accade in alcune derive ideologiche, che vorrebbero salvare la natura eliminando gli esseri umani. L'amore, o è rivolto nel giusto ordine a tutto, o non è.

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Note:

1) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, 52, Valle Alfeo e Muratore Umberto (a cura di), Istituto di Studi Filosofici, Centro internazionale di Studi Rosminiani, Città Nuova Editrice, Roma 2002, p. 83.
2) Ibidem.
3) «Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata». (Sapienza 11, 24).
4) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, op. cit., p. 83.
5) Quando Dio crea il cielo e la terra e tutti gli esseri viventi, piante e animali, al termine «vide che era cosa buona»; ma solo dopo aver creato l'uomo, «maschio e femmina», «a sua immagine», Dio vide che era «cosa molto buona». Solo la creazione dell'essere umano la considera «molto buona». (Genesi 1, 1-31).
6) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, op. cit., p. 84.
7) Ivi, pp. 84-85.
8) «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore». (1 Giovanni 4, 7-8 ).
9) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, op. cit., p. 85.
13) Non è che Dio ci ami perché noi siamo buoni, o forniamo determinate prestazioni, o abbiamo successo nella vita, etc.
14) ROSMINI A., Storia dell'Amore, Opere di Antonio Rosmini, op. cit., p. 85.
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