Rosmini: il ruolo del parroco - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, la vita: parroco in S. Marco
Qual è il ruolo del parroco?
dal discorso iniziale
Il 5 ottobre 1834, giorno d'ingresso nella parrocchia di San Marco, Antonio Rosmini si rivolge ai parrocchiani, con il «sacro zelo» del pastore, chiamandoli affettuosamente «le mie pecorelle», a cui promette carità (amore), assistenza e sacrificio, ma da cui anche attende una risposta di obbedienza e sottomissione.
Il lungo e appassionato discorso è una vera e propria catechesi – validissima ancor oggi – sul ruolo del sacerdote in “cura d'anime” (parroco), sul fine del ministero pastorale e sul rapporto che deve intercorrere tra il parroco e i fedeli, affinché vi sia una crescita spirituale e morale, non solo nella comunità religiosa, ma nella più ampia società.

IL RUOLO DEL SACERDOTE - Qual è il fine del ministero pastorale? Santificare le anime, cioè collaborare con Dio per riportare l'essere umano all'originaria perfezione, secondo il divino progetto. La missione del sacerdote è infinitamente grande!

Dunque scrive il Rosmini:

«"A Dio solo onore e gloria!". L'opera di levare l'uomo caduto [a causa del peccato originale] a sua massima perfezione, è più ammirevole, dicono i Padri [della Chiesa], che non quella di crearlo: e sì come alla creazione bisogna l'onnipotenza, così, e più, alla redenzione e santificazione umana. E pure quale altro ufficio, o cari, è quello del pastore? che viene commesso a me misero uomo, coll'appormi questa chiesa parrocchiale? la quale non sono già queste mura inanimate e questi marmorei altari, ma sono le anime vostre. Non mi si ingiunge di santificarle? di recarle all'unione di Dio e fino alla somma perfezione?».
Il Rosmini cita san Gregorio Nazianzeno 1), che osa dire che il compito del pastore è quello di fare «un Dio dell'uomo». E' un incarco talmente grande e così sproporzionato alle forze umane, da far affermare al Rosmini l'inutilità di ogni vantaggio e prerogativa umana nell'attuarlo. L'opera appartiene tutta a Dio, il sacerdote è solo un umile e misero strumento nelle mani divine:

«[...] ogni umano vantaggio che io anche avessi, fuori della divina missione, giovar mi potrebbe per avventura in carichi temporali; nel parrocchiale ministero sarebbe per me inutile, ordinato [tale ministero] com'è a conseguire effetti divini, infinitamente superiori alla natura».
Se c'era un uomo che poteva vantarsi di numerevoli doni naturali (intelligenza sopra la media, acume, erudizione, ricchezza, buona educazione, prestigio, nobiltà, amicizie altolocate) e pensare di usarli per il ministero di parroco era proprio il Rosmini. Eppure afferma che tutte queste cose potrebbero forse essergli utili per qualche incarico temporale, ma non certo per il ministero parrocchiale. Fa presente alle "sue pecorelle" che Dio inviò a predicare «illetterati e poveri pescatori». «E le prerogative umane - aggiunge - dovrebbero anzi impaurire il ministro di Dio, che rincorarlo». La Parola di Dio che sarà chiamato a predicare servirà anzitutto, dice,  a emendare i suoi difetti.

Si potrebbe dire: l'umiltà dei santi! Senza dubbio. Rosmini ci  insegna una grande umiltà. Ma c'è qualcosa di più. Rosmini conosce la Chiesa, perché la ama e vive da vero figlio al suo interno. Vediamo, infatti, come capiti talvolta che chi osserva la Chiesa da fuori, si faccia trarre in inganno da ragionamenti tipicamente umani e mondani, perché ovviamente la considera come una qualsiasi istituzione umana. Pensiamo, ad esempio,  quando qualcuno riceve un alto incarico all'interno della Chiesa, o quando, durante un conclave a seguito della morte di un papa, stampa e tv fanno a gara per tentare di indovinare quale potrebbe esserne il successore, e nel fare ciò prendono in considerazione le doti dei singoli candidati, gli studi compiuti, il luogo di provenienza, le lingue parlate, etc. etc. Dio non guarda tutto ciò, e la scelta dipende sempre da Dio: questo i santi lo sanno bene! 2).
«[...] sicchè già io non userò con voi, o cari, umana autorità, non terreno potere, non prudenza mondana, non dipinto e ingannevole favellare; non vi starò sopra qual padrone; mi avrete per servo affezionatissimo: nunzio mi avrete di evangelica verità; [...] e ad ogni conversione di peccatore che [Dio] si piaccia donarmi, dirò prostrato la fronte sul suolo: "Sono inutile servo" 3)».
L'IMPORTANZA DELLA FEDE - Prosegue il Rosmini nel suo discorso in occasione dell'ingresso come parroco in S. Marco: «Ah santa fede! Tu sola sei quella che mette nelle mani dell'uomo l'onnipotenza della parola di Dio! Accrescimi, o Signore, la fede nella tua eterna parola, ed io potrò tutto, io sarò il buon pastore di questo tuo popolo, perché tu hai detto che "niente è impossibile a chi crede" 4): io potrò tutto, perché tu farai tutto in me [...]».
Al parroco competono quattro grandi uffici:
1) Anzitutto, «ristorare l'opera della creazione di Dio, riformando l'essenza dell'anima deformata dalla colpa originale», attraverso i Sacramenti 5). Citando San Tommaso d'Aquino, Rosmini afferma che i Sacramenti rinnovano l'essere umano, la grazia che da essi emana ripara il danno dell'anima, dovuto al peccato originale, crea nell'anima «qualche cosa di nuovo, un principio soprannaturale, divino».
L'anima appartiene a Dio, che solo può entravi e uscirvi. «Né l'angelo, né il demonio, non che altri, ha veruna possanza [= potere] nell'anima intellettiva, che è come un sacro e riposto tabernacolo riserbato ad entravi e uscirvi il solo Dio, in cui mano pende l'essere di tutte le cose. Dio dunque opera nei Sacramenti occultamente, ineffabilmente».

E quando un bimbo viene battezzato - prosegue il Rosmini - la tenera età del fanciullo, che non ha ancora l'uso di ragione, non è affatto un impedimento all'azione del Sacramento, poiché il Verbo [il Figlio di Dio] 6), comunica la Sua Luce per vie segrete nell'intelligenza dei bambini, che rimangono illuminati senza che se ne accorgano. Con il battesimo, nel bambino s'infonde la virtù della fede; il battesimo innesta l'anima come tralcio alla «vera vite»7), cioè a Cristo [il Verbo di Dio incarnato]. «Ed è posto nell'anime il primo fondamento [= Gesù Cristo] di quella perfezione altissima, cui è ingiunto al pastore di sollevare l'umanità [...]».
Cosa può dirci dunque oggi il Rosmini con queste parole?

E' senza dubbio un invito a ripensare alla grandissima importanza del nostro battesimo, che abbiamo ricevuto da bambini, o a quello che pensiamo di dare ai nostri figli: siamo veramente consapevoli di cosa ricevono? Non è forse il caso di riscoprire questo grandissimo dono di Dio?

Nato il 24 marzo del 1797, il Rosmini fu battezzato il giorno dopo, 25 marzo, Festa dell'Annunciazione. Egli non festeggiava il suo compleanno, ma il suo, diciamo, "comple-battesimo", ritenendo la rinascita dell'anima e la nascita in Cristo molto più importanti.
2) Il secondo grande ufficio del parroco è di aggiungere una luce più esplicita all'intelletto dell'essere umano comunicando ciò che insegnano le Sacre Scritture, comunicazione che deve avvenire in due modi, con l'insegnamento e con la testimonianza personale. Dunque, è necessaria coerenza tra ciò che si predica e il comportamento.

Il Rosmini, consapevole della sua miseria, invita i parrocchiani anzitutto a seguire «l'esempio della vita di Cristo, solo maestro degli uomini, e perfettissimo modello di tutte le virtù». Poi aggiunge: «Soccorretemi colle continue vostre supplicazioni [= preghiere] a lui [a Cristo], parola onnipossente, acciochè egli benedica quel difficile lavoro della mia propria emendazione [= correzione], cui non promettovi di condurre a fine, sì bene di non dismettere [= terminare] fino a che mi duri la vita 8)».
3) Il terzo grande ufficio che compete al parroco è quello di formare le buone abitudini nel popolo cristiano. La Parola di Dio - spiega il Rosmini - è cibo «soprassostanziale» per l'anima, che di essa si nutre. Non giace inoperosa nell'anima, ma rende le facoltà di questa obbedienti al lume della verità. Ovviamente bisogna la risposta di volontà della persona, che è sempre lasciata libera da Dio di scegliere tra il bene e il male. «L'ordine si ottiene e si conserva per le buone abitudini: [...] ove mancano le abitudini, non si trova ordine alcuno», chi infatti obbedisce alle passioni terrene non può creare ordine.

E il Rosmini indica le buone abitudini da seguire, per costruire la società. Per cui, accanto alla frequentazione delle funzioni religiose e dei Sacramenti, egli si aspetta dai parrocchiani assiduità nel lavoro, quindi la fuga dall'ozio e dalle inutili dissipazioni, il rispetto delle ore della giornata, la pratica di sobrie e pie abitudini, che servono a santificare le comuni occupazioni.
Rovereto, S. Marco facciata.



«[...] la prego di considerare quanto sia grande e sublime il ministero della cura delle anime, istituito da nostro Signore nella Chiesa. Il petto di un Vescovo e di un Parroco debbono essere un mare di carità; perché non v’ha caritatevole ufficio che già non entri nel loro divino ministero».  

  Dalla lettera alla marchesa Maddalena
di Canossa a Verona,
Rovereto 10 dicembre 1825
  
Cos'è importante per il sacerdote?
Papa Francesco



Com’è il nostro rapporto con Gesù? Per «noi che siamo sacerdoti: come è il mio rapporto con Gesù Cristo?». «Noi siamo unti per lo Spirito e quando un sacerdote si allontana da Gesù Cristo invece di essere unto, finisce per essere untuoso». Pur con tutti i limiti, «siamo buoni sacerdoti se andiamo da Gesù Cristo, se cerchiamo il Signore nella preghiera: la preghiera di intercessione, la preghiera di adorazione». Se invece «ci allontaniamo da Gesù Cristo, dobbiamo compensare questo con altri atteggiamenti mondani». E così vengono fuori «tutte queste figure» come «il prete affarista, il prete imprenditore». Ma il sacerdote «adora Gesù Cristo, il prete parla con Gesù Cristo, il prete cerca Gesù Cristo e si lascia cercare da Gesù Cristo. Questo è il centro della nostra vita. Se non c’è questo perdiamo tutto! E cosa daremo alla gente?».  
«È bello trovare preti che hanno dato la vita come sacerdoti». Preti dei quali la gente dice: «Ma sì, ha un caratteraccio, ha quello e ha quello, ma è un prete! E la gente ha il fiuto!».

Dalla meditazione mattutina dell'11 gennaio 2014,
Cappella di S. Marta

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«A questo ci esorta «lo Spirito della verità» (Gv 16,13), che ci smuove a guardarci dentro fino in fondo, a chiederci: la mia realizzazione [come sacerdote] dipende dalla mia bravura, dal ruolo che ottengo, dai complimenti che ricevo, dalla carriera che faccio, dai superiori o collaboratori, o dai confort che mi posso garantire, oppure dall’unzione che profuma la mia vita? Fratelli, la maturità sacerdotale passa dallo Spirito Santo, si compie quando Lui diventa il protagonista della nostra vita».  

Dall'omelia di papa Francesco,
Giovedì Santo, 6 aprile 2023.

4) Il quarto grande ufficio del pastore è quello di mettere in guardia la persona che sbaglia, affinché possa riflettere sulla sua condotta, migliorare sè stessa, e salvare la propria anima. E qui il Rosmini si rifà alle parole dette da Dio al profeta Ezechiele:

«Se io dico all'empio: Empio tu morirai,
e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta,
egli, l'empio, morirà per la sua iniquità;
ma della sua morte chiederò conto a te.
Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta
perché si converta ed egli non si converte,
egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo» 9).

Rosmini, che promette di essere  fedele a questi uffici, si aspetta però docilità e ascolto dai suoi parrocchiani.10)

Il discorso prosegue poi con il Rosmini che si rivolge ai genitori; con la preoccupazione per le famiglie povere e un appello ai ricchi affinché le aiutino; con l'affidamento del suo ministero alla Vergine Maria, a San Marco e agli altri Santi protettori, presenti negli altari laterali della chiesa di S. Marco.



Note:

1) San Gregorio di Nazianzo (Turchia) (330-389/90), dottore della Chiesa, vescovo di Costantinopoli. Fu amico di San Basilio Magno, con cui condivise l'esperienza di vita monastica nel deserto. Si distinse per l'alta dottrina, tanto da essere chiamato "il teologo". Entrambi vengono ricordati il 2 gennaio.
2) Nell'ungere il futuro re d'Israele, il profeta Samuele aveva posto gli occhi su Eliab, il primo figlio di Iesse, per veder se era lui il consacrato del Signore. Ma il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore» (1 Samuele 16, 7). Samuele passò poi in rassegna gli altri sei fratelli, ma nessuno di loro era stato scelto da Dio. Alla fine chiamò l'ultimo, Davide, l'ottavo, il più piccolo, che non era nemmeno presente all'incontro, ma si trovava a pascolare il gregge: la scelta di Dio cadde su di lui.
3) Luca 17, 10, Bibbia CEI.
4) Marco 9, 23, Bibbia CEI.
5) In particolare qui si riferisce al battesimo, al sacramento della Riconciliazione (confessione), all'Eucarestia (comunione),  alla cresima, al matrimonio e all'unzione degli infermi.
6) Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Verbo di Dio è il Figlio. Gesù Cristo è il Figlio incarnato, cioè unitosi ad un uomo.
7) «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. [...] Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Giovanni 15, 1-2, 4-5).
8) Per il cristiano, la correzione di sè stesso dura tutta la vita.
9) Ezechiele 33, 8-9, Bibbia CEI. La morte dell'empio, di cui si parla qui, non è la morte terrena, ma la morte dell'anima all'inferno.
10) ROSMINI ANTONIO, Discorso in occasione del prender possesso della Parrocchia di S. Marco di Rovereto 1834, [Tip. Pogliani Milano 1843], Longo Editore, Rovereto 1997. Presentazione di Virginia Crespi Tranquillini. Ristampato in occasione del bicentenario dalla nascita di Antonio Rosmini (24 marzo 1797). Il discorso tenuto dal Rosmini è lungo 30 pagine.
2023© Rovereto città di Antonio Rosmini
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