Rosmini: prima massima - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede:  prima massima
Desiderare unicamente e infinitamente di piacere a Dio, cioè essere giusto
dalle Massime di Perfezione cristiana
«1. Chi ama Dio come comanda il Vangelo, cioè «con tutto il  cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente»1), sapendo che non può  dare a Dio alcun bene perché Dio li ha tutti, desidera almeno usargli giustizia riconoscendo le sue infinite perfezioni e offrendogli, in tutte  le proprie azioni, un servizio, un ossequio, una sottomissione e adorazione la più grande che sia possibile. Questo equivale a dire: desidera unicamente e infinitamente la  gloria di Dio. E siccome nell’ossequio e nella gloria resa a Dio sta la santità dell’uomo, la perfezione del cristianesimo comporta che si tenda a conseguire la maggior santità possibile.

2. Ora, il maggior ossequio che l’uomo può dare a Dio consiste  nel mettere la propria volontà alle dipendenze della volontà divina,  nel desiderare unicamente la maggiore conformità possibile del proprio volere con il volere divino, in modo che, qualunque cosa a Dio  più piaccia, anch’egli sia prontamente disposto a preferirla a ogni altra, perché non ama altro che essere il più possibile caro a Dio. Questo è per lui il suo unico bene, e continuamente lo domanda.
  
3. E poiché ciò che ci rende cari a Dio è la giustizia, il cristiano  deve incessantemente domandare di diventare sempre più giusto,  sempre più buono. [...]

5. Dunque il discepolo di Gesù Cristo deve desiderare tanta giustizia fino a che si avveri di essere consumato nella carità e non più viva lui, ma, come diceva l’Apostolo, viva in lui Cristo (cfr Galati 2, 20 )».2)
  
Massime di Perfezione Cristiana
di Antonio Rosmini



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Le Massime sono state tradotte in varie lingue:
Svegli per le proprie ragioni, dormienti per il resto...
Nelle Catechesi roveretane, rivolte ai suoi parrocchiani, il Rosmini fa un ragionamento molto semplice, attualissimo. Finché si tratta di far valere le proprie ragioni terrene nei confronti degli altri, pretendendo servizi, assistenza, aiuto, diritti, e quant'altro, gli esseri umani ce la mettono tutta; diversamente invece quando si tratta di Dio. Ma per essere veramente giusti è necessario riconoscere anche le ragioni altrui, e soprattutto quelle di Dio.
Così afferma il Rosmini:

«Ora così bene sanno far valere gli uomini le loro ragioni riguardo a se stessi, ma poi in tutt'altra maniera si comportano quando si tratta di Dio e dell'anima loro. Vedete infatti come la maggior parte della gente si occupi soprattutto nell'attendere ai propri interessi terreni, al lavoro, ai traffici, a crescere il patrimonio, ad aumentare le ricchezze, a migliorare la condizione, il benessere temporale, a procurarsi ogni forma di divertimento e consolazione mondana; trascurando intanto il servizio di Dio, chiudendo gli orecchi ai suoi comandamenti, interrompendo la propria dipendenza da lui, alcuni per ignoranza e sventatezza, altri, più perversi, rifiutandosi di servirlo, sebbene conoscano chiaramente il dovere e la giustizia di servirlo e per di più offendendolo con mille iniquità».3)
La carità non gode dell'ingiustizia, 1 Corinzi.
La gloria di Dio al di sopra di tutto:
per la morte non c'è da temere
Saputo della malattia e della morte di una zia, Antonio Rosmini così scrive alla madre. All'epoca davano del "lei" ai genitori:

«Ella non stia troppo ad accorarsi, La prego; ma con viva fede riceva il colpo dalla mano di Dio, che è pur buono, anche allorquando aggrava la mano sopra di noi. Stia pur certa che un giorno quando saremo eternamente felici, come lo spero nella misericordia di Dio, ci sembrerà d'essere stati molto ingannati allora che temevamo tanto per noi e per i nostri cari il passaggio da queste miserie alla pace ed al gaudio sempiterno. Solamente cerchiamo, mentre abbiam tempo, di farci tutti del Signore, e di non voler più nulla in questo mondo fuori che la gloria di Dio, né stimar altro che la custodia della sua santissima legge. Preghiamo, e confidiamo nella sua bontà che non ha limiti»4).
Note:

1) «Allora i farisei, udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente» (Matteo 22, 34-37).
2) ROSMINI A., "Massime di Perfezione Cristiana - adatte ad ogni persona in qualsiasi condizione", trasposizione e aggiornamento linguistico di suor Maria Michela Riva, rosminiana, Edizioni Rosminiane Sodalitas, Stresa 2020, pp. 14-15, 16.
3) Catechesi V, 7 dicembre 1834, in ROSMINI ANTONIO, Catechesi parrocchiali, collana "Antonio Rosmini, Maestro per il terzo millennio", Le Opere: 1, (a cura di Gianni Picenardi), Edizioni Rosminiane Sodalitas, Stresa 2012, p. 34.
4) ROSMINI A., Epistolario completo, III, Lettera 1213, Domodossola 6 agosto 1830, [alla Sig.a Giovanna de Rosmini a Rovereto].
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