Rosmini, la vita: Fuori Rovereto
L'incontro con Pio VII
In occasione della morte di papa Pio VII1), avvenuta il 20 agosto 1823, al Rosmini viene chiesto di comporre un elogio in onore del grande Pontefice, che seppe contrastare con fermezza e mitezza l'arroganza di Napoleone. Rosmini aveva un ricordo vivo e positivo dell'anziano Papa, che aveva avuto la gioia di incontrare non molto tempo prima della sua morte, durante il suo primo viaggio a Roma, nell'aprile del 1823. Compose dunque quello che, con successive integrazioni, sarà pubblicato nel 1831 con il titolo Panegirico alla santa e gloriosa memoria di Pio VII.2)
Durante il soggiorno romano, il Rosmini conobbe diversi personaggi illustri all'interno della gerarchia ecclesiastica, tra cui il Segretario di Stato, cardinale Ercole Consalvi, che giocò un ruolo importante nella difesa della Chiesa minacciata dalla Francia, durante il drammatico periodo che contrappose Pio VII al Bonaparte. Conobbe anche i cardinali Francesco Saverio Castiglioni, futuro Pio VIII e Mauro Cappellari, futuro Gregorio XVI. Fu quest'ultimo ad introdurlo a Pio VII.3)
L'anziano Pontefice accolse affabilmente il Rosmini, «ragionando con lui di Napoleone, non come del suo carceriere, ma con quella pace che è propria dei generosi anche offesi, con quell’equità che è dovuta massime ai vinti, con la riverenza affettuosa che la virtù vera sente verso le grandi facoltà largite da Dio anche a chi non sempre ne faccia buon uso; e forse con un senso di gratitudine, mista a pietà, verso il potente caduto, che gli aveva fatto sperimentare un nuovo genere di più quieta e più cristiana potenza». 4)
Quando Pio VII venne a sapere che il Rosmini si dedicava agli studi filosofici, lo esortò a perseverare ritenendo che fossero molto utili in quei tempi di sbandamento della ragione. E in segno di benevolenza gli donò di persona un prezioso oggetto. Dovrebbe trattarsi dell'elegante tabacchiera di tartaruga legata in oro, con sopra il ritratto dello stesso Pontefice, ora conservata fra i cimeli rosminiani al Calvario di Domodossola. Sembra inoltre che partisse dallo stesso Pontefice la proposta di nominarlo Uditore di Rota, primo passo per accedere alle più alte cariche della Chiesa. Ma il Rosmini non si lasciò mai attrarre da offerte di elevati incarichi.5)
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Giovane Antonio Rosmini, ritratto.
Chi è il più forte?
Antonio Rosmini
«Noi vediamo che Pio VII morendo oggidì lascia la Chiesa rabbellita, amata, gloriosa, mentre squallida, vilipesa, ferita l'avea ricevuta [...] Che se ad alcuno sembrasse quello stato violento di cose [l'impero napoleonico, N. d. R.] in parte esser caduto da sè medesimo anziché dall'opera di Pio VII, questi rinforzerebbe con la sua opinione il mio assunto, che è quello di far palese di che poche forze, sebbene al momento di sì gran suono, sia qualunque non cristiana grandezza; mentre la grandezza che invadeva il petto di Pio VII con umile aspetto, senza rumore, senza grande suo sforzo sopravvive vittoriosa al passaggio di tutte le umane grandissime vanità».
Dal Panegirico alla santa e gloriosa memoria di Pio VII,
1831, nn. V-VI.
Note:
1) Il cardinale Barnaba Gregorio Chiaramonti (nato a Cesena nel 1742) viene eletto pontefice il 14 marzo 1800, nel conclave tenutosi a Venezia. Era un monaco benedettino. Assume il nome di Pio VII in segno di fedeltà al suo predecessore.
2) PAGANI-ROSSI, La Vita di Antonio Rosmini, Arti Grafiche Manfrini (Rovereto) 1959, vol. I (II), pp. 221, 224, 234.
3) Ivi, p. 224.
4) Ibidem. Così riporta Niccolò Tommaseo in Antonio Rosmini, n. IX. Il Tommaseo, che era amico del filosofo roveretano, afferma che ciò gli fu raccontato dallo stesso Rosmini.