Rosmini: sulla giustizia - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede: gocce di spiritualità
E' giusto?
E' giusto - chiediamo anzitutto a noi stessi -
sovrabbondare del superfluo,  
quando c'è chi non ha un tetto per ripararsi?
E' giusto assaporare in continuazione i cibi più raffinati,  
quando c'è chi muore di fame?
E' giusto non essere mai sazi di lavoro ben remunerato,  
quando c'è chi non arriva a fine mese?
E' giusto chiedere per sé stessi la libertà di pensiero,  
quando non la si vuole concedere ad altri?

Si potrebbe continuare all'infinito...
Il Libro della Sapienza afferma che «il giusto deve amare gli uomini» 1).

E Gesù aggiunge:  

«[...] se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei,
non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi:
Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.
Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello,
sarà sottoposto a giudizio.
Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio;
e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» 2).

Gesù, il solo Giusto nella storia dell'umanità, perché senza peccato, ha messo in pratica la giustizia in tutta la sua vita, amando, secondo il comandamento di Dio, gli uomini fino alla fine, donando tutto Sè stesso sulla croce per Amore (Carità).

Nella società di oggi, dove individualismo e materialismo sono molto marcati e favoriscono egoismo e corruzione, forse non sempre è facile capire tale concetto di giustizia. Alla giustizia in genere si fa  appello per ottenere il riconoscimento dei diritti individuali, talvolta estremizzati, a scapito del bene collettivo o delle categorie più deboli, oppure come "rivalsa per un torto subito".
Ma il termine giustizia – nel significato biblico, vissuto e insegnato dal Rosmini – implica anzitutto il riconoscimento dei diritti altrui, al pari dei propri, quindi non si discosta dall'amore-charitas 3) verso il prossimo. Chi è giusto verso gli altri, di fatto li ama.
La prima delle sei Massime di perfezione cristiana 4) di Antonio Rosmini, afferma che il cristiano per essere perfetto deve:
«Desiderare unicamente e infinitamente di piacere a Dio, cioè essere giusto».

«Chi ama Dio come comanda il Vangelo,
cioè «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente»,
sa che a Dio non può dare alcun bene, perché Dio li ha tutti.
Perciò desidera almeno usargli giustizia
riconoscendo le sue infinite perfezioni,
e desidera servirlo in tutte le proprie azioni,
offrendogli l'ossequio,
la sottomissione e l'adorazione
più grandi che sia possibile.
Il che equivale a dire:
desidera unicamente e infinitamente la gloria di Dio.  
E siccome nell’ossequio e nella gloria resa a Dio
sta la santità dell’uomo,
la perfezione del cristianesimo comporta
una tendenza a conseguire la maggior santità possibile» 5).
Dunque, per Rosmini, non solo ai propri simili si deve giustizia, ma anche e, prima di ogni cosa, a Dio, in quanto creatore di tutte le cose, datore della vita di ciascuno di noi. Servizio, ossequio e sottomissione sono dovuti a Dio dall'essere umano,  in quanto Sua creatura, come segno di gratitudine per quanto ha fatto e continua a fare per ciascun uomo e per l'intero universo. Del resto, essere grati per i benefici ricevuti è anche giustizia.
«Ciò che ci rende cari a Dio è la giustizia.
Dunque il cristiano deve domandare incessantemente
di diventare sempre più giusto,
sempre più buono» 6).  

«[...] il discepolo di Gesù Cristo deve talmente desiderare la giustizia,
da essere davvero consumato nella carità,
e non viva più lui - come diceva l’Apostolo 7) -  
ma viva in lui Cristo (cfr Gal 2,20)» 8).  

Questo senso di giustizia verso Dio e verso il prossimo, appreso fin da bambino in ambito familiare come virtù umana e cristiana, è stato la bussola che ha permesso al Rosmini di orientarsi nelle scelte dell'intera sua vita sin dall'infanzia. Significativo è un episodio accaduto quando Antonio non aveva ancora sei anni.


«Questa corrispondenza che hanno i buoni dalla giustizia che essi amano, li infervora ad amarla sempre più; nelle più grandi tribolazioni e persecuzioni tu li vedi crescere e di numero e di vigore. Fra i pesi delle catene ed i fiumi di sangue crebbero gli antichi cristiani, anzi i cristiani di ogni secolo e di ogni luogo; e quando più i carnefici eccitavano persecuzioni, essi più si infiammavano d'amore, e giubilavano di dover perdere tutto per amore di Dio».

A. Rosmini - Storia dell'Amore
Conoscessimo tutto ciò che dobbiamo a Dio!


«[...] Del resto io sto benissimo, anche dopo una faticosa predicazione qual fu quella di questa quaresima or passata. È effetto della bontà del nostro buon Dio: quante obbligazioni abbiamo verso di lui! ed oh le conoscessimo tutte! ma quanto siamo lontani dal solo conoscerle! Preghiamolo perché ci apra gli occhi dello spirito coi quali conosciamo i benefizi ricevuti; e non ci rincresca da qui avanti di fare qualche cosa per lui mentre siamo su questa misera terra [...]».

Lettera alla madre Giovanna,
Novara 13 aprile 1831.

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Il desiderio della giustizia...
«Che sia Dio a muoverci, lo dimostra chiaramente il fine che ci proponiamo: quello di ottenere la giustizia, o santità. Solo Dio può metterci in cuore questo desiderio, perché solo in lui la giustizia è perfetta, e da lui giunge a tutte le creature. Lo spirito del male non può donarci il desiderio del bene; e neppure la carne e il sangue conducono l’uomo alla santità. Il mondo poi ripone la sua grandezza in cose totalmente differenti dalla giustizia; esso disdegna l’innocenza, ritenendola insignificante, e deride la semplicità del giusto. Dio invece, che nella sua eterna sapienza ci ha posti nella stabilità del firmamento, ha anche voluto che il suo Regno quaggiù in terra, la sua città, poggiasse sul saldo fondamento della giustizia. Lo dice egli stesso in Isaia, che scrisse così della mistica Gerusalemme: sarai fondata sulla giustizia»9).
Bibliografia & note:

2) Vangelo secondo Matteo 5, 20-22. La Geena era il luogo fuori le mura di Gerusalemme dove bruciavano i rifiuti, in questo caso simboleggia l'inferno.
3) Carità: da non intendersi come elemosina data al povero.
4) Il Rosmini scrive le Massime di perfezione cristiana nel 1830 e le fa stampare a Roma. Aveva appena fondato l'Istituto della Carità: a questo testo in particolare si ispirano i religiosi, le religiose e gli ascritti dell'Istituto per la loro santificazione. Le Massime non sono altro che il cuore del Vangelo.
5) ROSMINI A., Massime di perfezione cristiana, adattate ad ogni tipo di persone, Vita Trentina Editrice, Trento febbraio 2003, n. 1.
6) ROSMINI A., Massime, op. cit., n. 3.
7) San Paolo apostolo.
8) ROSMINI A., Massime, op. cit., n. 5.
9) ROSMINI A., Il Maestro dell'Amore, Discorso I, L'esempio di Gesù, Domodossola 25 marzo 1839, [trasposizione in lingua aggiornata di suor Maria Michela Riva, rosminiana],  p. 5.
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