Rosmini: l'Istituto della Carità - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, la vita: Fuori Rovereto
Fonda l'Istituto della Carità
A Milano matura nell'animo di Rosmini la vocazione religiosa, che troverà concretezza nella fondazione della Società (o Istituto) della Carità. A favorire tale desiderio interiore è anche l'incontro inaspettato con un sacerdote lorenese, Giovanni Battista Loewenbruck, che pure gli prospetta l'idea di fondare un ordine religioso. Così all'inizio della quaresima del 1828 - è il 20 febbraio, Mercoledì delle Ceneri - il Rosmini si ritira in una malmessa Casa di esercizi spirituali con santuario, risalente al XVII secolo, affiancata ai ruderi di un castello, sul monte Calvario1) di Domodossola. Lui, abituato agli agi di una vita nobiliare, sceglie di vivere in una fredda e povera cella. Prega, medita, studia. Avrebbe dovuto essere presente fin da subito l'amico lorenese, che però lo raggiugerà solo in luglio. Questi si dimostrerà col tempo un personaggio inaffidabile. Ma il Rosmini, convinto delle sue idee, proseguirà con determinazione da solo. Al Calvario scrive le Costituzioni dell'Istituto della Carità, che ricaverà da un attento esame di tante altre regole e costituzioni di fondatori di ordini religiosi. La Società della Carità da lui fondata si suddivide in tre rami: il ramo maschile, i Padri Rosminiani, il ramo femminile, le Suore della Provvidenza, e gli Ascritti, laici che vivono nel mondo e condividono con gli altri membri dell'Istituto la spiritualità rosminiana. Tra i primi ascritti ci sarà anche il Manzoni. Il ramo femminile delle suore nascerà per l'intraprendenza dell'amico Loewenbruck, che però lo abbandonerà completamente alle cure del Rosmini nel 1833.
Rientrato da Roma, nel maggio 1830, dopo le parole confortanti avute da Pio VIII, il Rosmini dà inizio ad un regolare noviziato, al Calvario, con i primi quattro confratelli. La sua attività in questi anni si fa molto intensa, apre nuove case religiose dell'Istituto della Carità: a Trento (1831), Verona (1833), Inghilterra (1835), Francia (1835), Stresa (1836), Torino (alla Sacra di S. Michele in val di Susa, 1836), Domodossola (1837). Si occupa della formazione dei confratelli; dirige le Suore della Provvidenza; scrive libri; in molti inoltre lo cercano per direzione spirituale.

In questi anni lo ritroviamo a Rovereto, per l'ultima volta per un tempo abbastanza lungo, come parroco di S. Marco (1834), incarico che accetta su insistenza della popolazione, ma a lui assai gravoso, per i molti impegni che già aveva, e che manterrà solo per un anno, a causa delle ostilità incontrate.

Nel 1836 si porta in Piemonte (Domodossola e Stresa), terra che egli considera come sua «seconda patria»2), dove rimane praticamente per il resto della sua vita. Nel 1839, papa Gregorio XVI approva ufficialmente l'Istituto della Carità.
In questo periodo scrive: Il rinnovamento della filosofia in Italia proposto dal Conte Terenzio Mamiani ed esaminato da Antonio Rosmini Serbati (1836); Storia comparativa e critica dei sistemi intorno al principio della morale (1837); Filosofia della politica (1837); Antropologia in servizio della scienza morale (1838); Catechismo disposto secondo l'ordine delle idee (1838); inizia l'Antropologia soprannaturale, che sarà pubblicata dopo la sua morte (1884); e il Del principio supremo della metodica e di alcune sue applicazioni in servizio dell'umana educazione, opera anche pubblicata postuma (1857).3)



Casa esercizi spirituali dei Rosminiani, Calvario - Domodossola.
Note:

1) Si tratta del colle di Mattarella sopra Domodossola, in Piemonte.
2) ROSMINI A., Epistolario completo, X, Lettera 6415, Palestrina 9 ottobre 1849, al marchese Gustavo Benso di Cavour a Torino. Il marchese Gustavo Benso di Cavour, fratello del più noto Camillo Benso di Cavour, era molto amico del Rosmini.
3) PAGANI-ROSSI, La Vita di Antonio Rosmini, Arti Grafiche Manfrini (Rovereto) 1959, vol. I (II), pp. 497-499; MURATORE UMBERTO, Conoscere Rosmini - Vita e spiritualità, Edizioni Rosminiane Stresa 2002, pp. 15-21.
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