Rosmini, la vita: parroco in S. Marco
L'ingresso in S. Marco
«...il più forte punto della mia vita»
Il pomeriggio del 4 ottobre 1834, Rosmini, lasciata Trento, scende a Rovereto per prendere possesso della parrocchia di S. Marco. Era accompagnato dai sacerdoti di S. Marco e dai professori del ginnasio di Rovereto, saliti appositamente fino a Trento. A Sant'Ilario lo accolgono il magistrato civico e una folla festante, che lo condussero, quasi in trionfo, fino in città, fra il suono delle campane e lo sparo dei mortaretti. Senza dubbio, la gioia del popolo era sincera, avendolo tanto desiderato come parroco, ma una tale festa ricorda l'entrata di Cristo in Gerusalemme, quando dopo i canti di osanna e lo sventolio di palme, ricevette dalla folla il grido di crucifige! 1).
Dal canto suo, il Rosmini, illuminato dalle virtù del consiglio e della prudenza, ne era perfettamente consapevole.2) Pochi giorni dopo l'ingresso in parrocchia, così scriverà all'amico Mellerio: «Or sono, come a Dio piace, nel nuovo uffizio; ciò dà all’Istituto un nuovo sviluppamento. Fin qui rose e viole: aspetto le spine»3).
E già in precedenza aveva manifestato la consapevolezza del grosso peso che comportava l'incarico pastorale: «Purtroppo non mi fu possibile sottrarmi al peso della parrocchia: giovedì debbo farne il concorso: dopo il quale, se S[ua] [Altezza] giudica conferirmela, soggiacerò a tanta soma, colla sola promessa che sarà per poco tempo, cioè fino a tanto che a me stesso parrà. Oh Dio! questo è il più forte punto della mia vita. Pregate caldamente pel vostro povero amico»4).
La parrocchia di S. Marco contava settemila persone, l'istruzione religiosa era molto scarsa, i sacramenti trascurati, c'era molta povertà, e nessuna possibilità di aiuto da parte del clero parrocchiale. Nonostante ciò, il discorso iniziale di Rosmini, durante la festa di presa di possesso della parrocchia, il 5 ottobre 1834 in S. Marco, era pieno di manifestazioni di gioia, di carità verso i fedeli, e di speranza nell'aiuto di Dio 5):
«[...] e siano rassicurate le mei pecorelle, la prima volta che mi odono parlare, sentendo dalla mia bocca, che io, tutto fidente nel mio Dio e mio pastore, assumo il loro governo spirituale con pienissima volontà di spendere quanto ho di forze nell'adempimento dei miei pastorali doveri, e anco di sacrificarmi (fosse in grado al Cielo!) per esse; e che questa fiducia mia nell'Onnipotente è ben posta, nulla ostando la mia propria debolezza, perché si tiene alla parola di Cristo, il quale, "Io vi ho eletti, dice ai pastori, e vi ho posti acciocché ve n'andiate, e apportiate frutto, e il vostro frutto rimanga" 6)» 7).
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Note:
1) «Crocifiggilo!», il grido della folla, sobillata dai farisei e dai capi del popolo, al governatore Ponzio Pilato, che aveva riconosciuto l'innocenza di Gesù (Giovanni 19, 6).
Cfr. CRESPI TRANQUILLINI VIRGINIA, Introduzione, in [ANTONIO R.] Discorso in occasione del prender possesso della Parrocchia di S. Marco di Rovereto 1834, [Tip. Pogliani Milano 1843], Longo Editore, Rovereto 1997.
2) PAGANI-ROSSI, La Vita di Antonio Rosmini, Arti Grafiche Manfrini (Rovereto) 1959, vol. I (II), p. 654.
3) ROSMINI A., Epistolario completo, V, Lettera 2358 [al conte Giacomo Mellerio a Milano], Rovereto 14 ottobre 1834.
4) ROSMINI A., Epistolario completo, V, Lettera 2274 [a don Giulio Todeschi a Cremona], Trento 14 giugno 1834. Il concorso per parroco, che di fatto era destinato a vincere, si terrà il 19 giugno.
6) «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga [...]» (Giovanni 15, 16).
7) ANTONIO R., Discorso in occasione del prender possesso della Parrocchia di S. Marco di Rovereto 1834, op. cit., pp. 4-5.