Rosmini: il buon cittadino - Rovereto città di A. Rosmini

...tra storia, cultura e fede

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Rosmini, cultura
Come gettare le fondamenta del buon cittadino?
Lettera al podestà Vincenzo Bacca
Per organizzare al meglio le catechesi di ben mille fanciulli, essendo insufficiente la presenza sacerdotale, il Rosmini chiede l'aiuto ai laici: alle due confraternite presenti sul territorio parrocchiale (Confraternita di Santa Maria del Suffragio e Confraternita del Santissimo Sacramento), ai genitori, ai maestri delle scuole pubbliche, ad alcune pie donne di Rovereto, ed anche al podestà Vincenzo Bacca. Quest'ultimo - come vediamo nella lettera riportata sotto - viene interpellato affinché garantisca l'ordine e la quiete cittadina durante le catechesi, onde evitare che i ragazzi invece di andare a catechesi si facciano attirare da malsani divertimenti. E' interessante vedere come non si trattasse solo di una questione religiosa. Infatti, le catechesi, formando il giovane alla morale naturale insita nel cuore di ogni essere umano, erano un'occasione per educare i ragazzi a diventare buoni cittadini. E ciò costituiva, afferma il Rosmini, un effetto naturale della religione cristiana.
«A Vincenzo Bacca, podestà di Rovereto,
comincia domani, giorno di domenica, il solito corso delle cristiane dottrine [catechesi]  in questa parrocchia tanto per gli adulti quanto per li ragazzi. Ora a Vostra Signoria Illustrissima non è bisogno che io dica di che somma importanza sieno tali istruzioni non meno per la salute dell’anime che pel vantaggio della civile comunanza: principalmente i catechismi che si fanno ai ragazzi, nei quali si gittano quei fondamenti, sui quali solo si edifica la felicità del buon cittadino. La quiete, la sicurezza pubblica, l’ubbidienza alle leggi, la pubblica moralità sono effetti naturali della nostra santissima religione instillata negli animi arrendevoli dei giovinetti. Credo adunque mio dovere d’interessare il notorio suo zelo pel pubblico bene (trovandomi anche appoggiato in ciò dalle provvide leggi di Sua Maestà) acciocché ella mandando opportunamente in giro delle attente guardie di polizia nell’ora della dottrina, che in questa stagione cade dalle 2 alle 3 pomeridiane, provveda che i ragazzi non si fermassero a giuocare in sulle strade, e massime nei luoghi riposti della città, e che le bettole non fossero ingombrate dagli adulti che ben sovente in quelle ore vi si appiattano. [...]».1)
Ieri ed oggi...
Pensare di (ri)costruire la società, nel modo in cui lo fece il Rosmini, oggi può far sorridere molti. I tempi sono cambiati, si dice. Si fatica ad accettare che si possano trarre dei buoni insegnamenti dal passato, considerato sempre negativamente, soprattutto se si tratta della storia e della cultura cristiana. Nulla dal passato si può attingere, tutto deve essere cancellato.
Ma è proprio così?

La differenza tra noi e i parrocchiani di S. Marco all'epoca di Rosmini non sta nel fatto che loro fossero moralmente migliori o peggiori di noi, che commettessero maggiori o minori peccati di noi, ma che avevano ancora una ragione che poteva più facilmente della nostra essere riorientata a Dio e ai suoi comandamenti. Inoltre, la fede tra il popolo era ancora molto viva, nonostante stesse subendo ormai da qualche secolo numerosi attacchi.
Quella voce interiore naturale (coscienza) che porta l'essere umano a distinguere tra ciò che è bene e ciò che è male era meno offuscata della nostra. Le nebbie hanno così potuto essere diradate in poco tempo dalle semplici e incisive parole del Rosmini e dalla sua limpida testimonianza di vita. Oggi è più difficile – per fortuna non impossibile – perchè la ragione umana non è più così orientata a Dio come dovrebbe essere, ma se ne è molto distaccata. Gli uomini in Occidente stanno ostinatamente rifiutando Dio e sono finiti in un vicolo cieco.
Nella società moderna è un'idea divenuta estranea alla maggior parte degli uomini quella che «la volontà del Creatore ci interpelli, e che nell'accordo della nostra volontà con la sua la nostra natura divenga giusta»2).

Ma una società atea e materialista, come l'attuale in Occidente, è un unicum nella storia dell'umanità: tutte le società umane, infatti, hanno sempre avuto un respiro morale e/o religioso, di una moralità di base che, nonostante differenze,  accomuna comunque tutti gli esseri umani.3)
Con lo sviluppo scientifico e tecnologico, dove tutto pare permesso, «il fenomeno morale come quello religioso vengono considerati appartenenti alla sfera della soggettività; non hanno cittadinanza alcuna nella dimensione dell'oggettività. Se sono soggettivi, sono frutto di un'opzione umana. Non ci precedono: siamo noi piuttosto a venir prima e a produrli»4).
Basarsi solo sulla ragione sperimentale - cioè valgono solo i risultati scientifici - significa ridurre tutto, incluso l'essere umano, ad atomo, cioè ad un nulla senza senso. In alcuni saggi raccolti nel libro La vera Europa, Benedetto XVI sottolinea la necessità di recuperare l'altra ragione, ovvero la «ragion pratica, sulla quale si fonda la conoscenza propriamente morale». «Dobbiamo nuovamente imparare a comprendere che le grandi conquiste morali dell'umanità sono altrettanto ragionevoli e vere, anzi più vere ancora delle acquisizioni sperimentali nel campo della scienza, della natura e della tecnica. Sono più vere, perché attingono più profondamente la verità dell'essere e perché sono più decisive per l'umanità dell'uomo»5).
La natura non è un'opera del caso, ma è creazione. «Perciò non ci sono solo leggi naturali nel senso di determinismi psico-fisici: la legge naturale vera e propria è ad un tempo (anche) legge morale. La creazione stessa c'insegna come possiamo essere uomini nel modo giusto»6).
Nelle catechesi, oltre al fine dell'uomo – che è quello di conoscere, servire e amare Dio per goderlo poi eternamente in paradiso – il Rosmini illustrava al popolo anche i dieci comandamenti, che sono la legge morale naturale messa nel cuore di ogni uomo da Dio, fin dalle origini della creazione. Si trovano quindi in ogni essere umano, indipendentemente dalla religione che professa.

Ma il venir meno della morale individuale, relegata alla sfera soggettiva (in poche parole: “sono affari miei se...”), non ha migliorato la società, non ha rimosso i problemi. Anzi!
Ad esempio, il problema dell'alcool e del gioco, a cui si è aggiunto quello della droga, inesistente all'epoca di Rosmini, permane tuttora, anzi è in crescita: non è un “affare privato” della persona che eccede nel bere,  o che si diverte “a fare la balla”, o che, annoiata, dicide di "provare la droga". Lo sanno bene gli operatori sociali, i medici, gli spicologi, gli psichiatri, le forze dell'ordine: vengono coinvolte le famiglie, viene coinvolta l'intera società, anche economicamente, per recuperare le persone disagiate, vengono coinvolti innocenti (pensiamo a chi viene investito da una persona ubriaca al volante).

Questo vale per ogni aspetto della morale: in quelle che, a prima vista, oggi appaiono "decisioni private", in realtà vengono sempre coinvolti anche gli altri. Pensiamo, con un altro esempio, alla separazione dei genitori nelle famiglie. Uno degli obiettivi di Rosmini con le sue catechesi era quello di ricomporre nella concordia i nuclei familiari, distrutti dalla miseria e dalle discordie. E ci è riuscito, seppure per poco, perché lo hanno costretto ad andarsene. Aveva portato la pace in numerose famiglie delle parrocchia, pace che si riverberava nel più ampio contesto sociale.

Lo stesso vale oggi, anche se si è convinti del contrario. Un bambino per crescere bene necessita di un ambiente sereno, dove si vive in armonia, non dove si litiga e ci si separa. I traumi che subiamo da piccoli ce li portiamo tutta la vita e si riflettono nelle nostre relazioni con gli altri. Oltre che per esperienza personale, possiamo capire meglio ciò se, uscendo dal nostro egoismo, cerchiamo di metterci al posto degli altri e ci chiediamo: "Mi farebbe piacere se facessero ciò a me?”. Può essere anche questo un modo per far riemergere la coscienza smarrita.
L'etica cristiana è la sintesi delle grandi intuizioni etiche dell'umanità
Joseph Ratzinger-Benedetto XVI



«Nella società moderna, non più che una porzione assai ristretta di uomini crede ancora all'esistenza di comandamenti divini, e ancor meno sono gli individui convinti che questi comandamenti, qualora esistano, ci vengono trasmessi infallibilmente attraverso la Chiesa, attraverso la comunità religiosa. Che la volontà di un altro, la volontà del Creatore ci interpelli, e che nell'accordo della nostra volontà con la sua la nostra natura divenga giusta, questa è un'idea divenuta estranea alla maggior parte degli uomini. A Dio non resta eventualmente altra funzione che quella di aver dato avvio al cosmo con il Big Bang [...].
Orbene, l'idea di una relazione personale tra il Dio creatore e ciascun singolo uomo non è certo del tutto assente nella storia religiosa e morale degli uomini, ma nella sua forma pura è circoscritta all'ambito della religione biblica. Ciò che fu patrimonio comune a quasi tutta l'umanità prima dell'epoca moderna si dispone obiettivamente su di un'unica direttrice, rappresentata da una prima convinzione: nell'essere dell'uomo è inscritto un dover-essere; e da una seconda, per la quale l'uomo non escogita da sé la morale sulla base di calcoli utilitaristici, bensì la trova prefigurata nell'essenza delle cose.
Nel nucleo delle loro affermazioni, le grandi costruzioni etiche della Grecia, del vicino e dell'estremo Oriente [...] non hanno perduto nulla della loro validità; oggi tuttavia possiamo considerarle come corsi d'acqua, che in ultimo confluiscono nell'ampia corrente dell'interpretazione cristiana del reale. In effetti, la visione etica connessa alla fede cristiana non è qualcosa di esclusivamente cristiano in senso particolaristico, ma piuttosto la sintesi delle grandi intuizioni etiche del genere umano a partire da un nuovo centro, che tutte le raccoglie insieme».

Joseph Ratzinger-Benedetto XVI
La vera Europa - identità e missione.
Introduzione di Sua Santità Papa Francesco.
Testi scelti, vol. 3, Europa.
Edizioni Cantagalli Siena 2021,
pp. 94, 95, 101.
Libertà e diritti...
«Libertà è l'esercizio non impedito dei propri diritti. I diritti sono anteriori alle leggi civili. La dottrina che insegna il contrario è il fondamento della tirannia. Se le leggi civili non offendono i diritti e si limitano a proteggerne l'esercizio perché nessun ostacolo lo impedisca, esse sono giuste, e il popolo che vive sotto queste leggi è libero. Se le leggi civili pretendono di essere superiori a quei diritti, se pretendono di esserne le fonti, di esserne le padrone, sono ingiuste, e il popolo che ha un Governo fondato sopra una tale teoria dell'onnipotenza della legge civile, è schiavo. Che poi questa teoria sia professata da un monarca o da alcuni maggiorenti o da due Camere stabilite da una Costituzione, o da un Governo popolare, questa è perfettamente la stessa cosa: sotto tutte queste forme il Governo è perfettamente lo stesso. Sotto tutte queste forme il Governo è ugualmente una tirannia» 7).
Note:

1) ROSMINI A., Epistolario completo, V, Lettera 2368, Dalla canonica di S. Marco 8 novembre 1834, [a Vincenzo Bacca, ff. di Podestà a Rovereto].
2) Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, La vera Europa - identità e missione. Introduzione di Sua Santità Papa Francesco. Testi scelti, vol. 3, Europa. Edizioni Cantagalli Siena 2021, p. 94.
3) Cfr. Elementi per una risposta: L'essenza del fenomeno morale; L'abolizione dell'uomo, una falsificazione dello scientismo; Raginevolezza della morale e raginevolezza della fede, in Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, La vera Europa - identità e missione. Introduzione di Sua Santità Papa Francesco. Testi scelti, vol. 3, Europa. Edizioni Cantagalli Siena 2021, pp. 94-103.
4) Ivi, p. 97.
5) Ivi, p. 99-100.
6) Ivi, p. 102.
7) ROSMINI A., La libertà dell'insegnamento.
2023© Rovereto città di Antonio Rosmini
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