Rosmini catechesi: fede e ragione - Rovereto città di A. Rosmini

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Rosmini, fede: Catechesi roveretane
Chi è senza ragione?

Eredi della "dea Ragione", frutto dell'Illuminismo, ancor oggi non mancano coloro che affermano di non credere nell'esistenza di Dio perché non Lo vedono con gli occhi del corpo: per loro i credenti in Dio sarebbero senza ragione, poveri illusi che "abboccano" alle "favole" raccontate dalla religione, mentre le persone dotate di ragione, le uniche veramente intelligenti, basano le proprie convinzioni solo su quanto si può vedere e sperimentare scientificamente.
Ma è proprio così? O non è forse il contrario?

Anzitutto, perché non vediamo Dio con gli occhi del corpo?
Risponde il Rosmini ai suoi parrocchiani di San Marco, in Rovereto:

«Dio, come purissimo spirito, si cela per natura sua ad occhi naturali, perché non hanno virtù di vedere la sostanza spirituale ma solo la luce corporea e i suoi colori»1).
Ma affermare che Dio non esiste perché non Lo si vede con gli occhi del corpo, significa - sostiene il Rosmini - affermare che «gli unici testimoni dell'esistenza delle cose siano gli occhi»2).  E prosegue:

«Ma vi pare dunque vero che per saper le cose, voi non dobbiate affidarvi ad altro che ai vostri occhi? Ditemi, quando vedete qualche costruzione, non pensate subito anche alle sue fondamenta? Eppure non le vedete con gli occhi, perché stanno sepolte sotto terra. Ecco un bell'albero, che si leva altissimo e stende ampiamente i suoi rami. Ditemi, vedendolo combattere con tutti i venti senza mai fiaccarsi, non concludete che esso deve tenersi a salde e profonde radici? Eppure voi non vedete le radici. Lo stesso potete dirlo di una voce che vi chiamasse da dietro una parete; voi subito, guardando nella direzione da cui vi perviene la voce, credereste esservi là dietro una persona, anche se non la vedete»3).
«...allo stesso modo, vedendo questa immensa costruzione dell'universo, dobbiamo pur credere che vi sia un fondamento, una radice, un autore di lei anche se non lo vediamo cogli occhi corporei. Insomma vedendo l'effetto noi, come esseri forniti non solo di occhi ma anche di ragione, subito dobbiamo supporre l'esistenza della causa, e chi ciò negasse, converebbe doverlo stimare pari, anzi peggiore delle bestie, poiché perfino le bestie pare che credano anche a cose che non vedono»4).

E qui il Rosmini fa l'esempio del bue e del cane da caccia, che perdono di vista i loro padroni, mentre stanno, il primo, arando nel campo e, il secondo, camminando nella foresta alla ricerca di selvaggina. I due animali, non vedendo più il padrone, lo cercano, il bue muggendo e il cane latrando. Anche se non lo vedono, non smettono di percepirne l'esistenza5).
Continua il Rosmini:

«E l'uomo non ricorderà il suo Signore perché non lo vede cogli occhi del corpo? L'uomo, dotato di ragione, per cui può con sicurezza dedurre dall'effetto la causa, non conoscerà Dio, perché è invisibile? Oh! Quanto è giusto il rimprovero che lo Spirito Santo fa a costoro, là dove dice: "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende" 6). A costoro pertanto bisognerebbe rispondere: "Vi prego, non vogliate con questi vani sofismi abbassarmi al livello dei buoi e dei cani e per amore almeno della vostra reputazione, tacete queste vostre ragioni, che vi fanno senza ragione»7).
Note:

1) Catechesi  VII, Rovereto 21 dicembre 1834, in ROSMINI ANTONIO, Catechesi parrocchiali, collana "Antonio Rosmini, Maestro per il terzo millennio", Le Opere: 1, (a cura di Gianni Picenardi), Edizioni Rosminiane Sodalitas, Stresa 2012, p. 41.
2) Ibidem.
3) Ibidem.
4) Ivi, pp. 41-42.
5) Ivi, p. 42.
6) Isaia 1, 3.
7) Catechesi  VII, Rovereto 21 dicembre 1834, in ROSMINI A., Catechesi parrocchiali, op. cit., p. 42.
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