Casa natale Rosmini - Rovereto città di A. Rosmini

...tra storia, cultura e fede

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Rovereto:  cosa visitare su Rosmini
Visita a Casa natale Rosmini
un'occasione di fede e cultura

La casa dove il 24 marzo 1797 nacque Antonio Rosmini offre al visitatore una grande occasione culturale, ma anche spirituale, per conoscere la figura del Beato Sacerdote, oltre ad uno spaccato di vita sette-ottocentesca della città di Rovereto.

Il palazzo, che si affaccia su corso Rosmini, di fronte al quale si erge, nel centro di un emiciclo, l'imponente statua marmorea del filosofo, è frutto di trasformazioni ottocentesche, che l'hanno alzata di un piano, hanno allungato l'avancorpo di sinistra e aggiunto quello speculare di destra, e vi hanno collocato un lungo ballatoio.

Le modifiche - necessarie al nuovo assetto urbanistico che prevedeva la costruzione dell'attuale corso Rosmini  -  furono opera di don Francesco Paoli, erede ed amministratore del patrimonio di Antonio Rosmini. Don Paoli si adoperò molto per promuovere la figura del Padre Fondatore e prese parte attiva alla vita culturale roveretana. Anche a lui è dedicata una via cittadina.

Un tempo l'edificio era conosciuto come Casa Parolini: diventa di proprietà della famiglia Rosmini quando Cristina Parolini sposa, nel 1678, Nicolò Rosmini detto  il Giovane, portando in dote il palazzo. La presenza a Rovereto dei Rosmini, originari di Piazzo San Pellegrino Terme (Bergamo), risale al XV secolo.

Casa natale Rosmini è tenuta dai Padri Rosminiani dell'Istituto della Carità, fondato da Antonio Rosmini, nel 1828. Accolgono volentieri chiunque desideri visitarla. L'ingresso principale è sulla laterale via Stoppani, in un cortile dove fanno bella mostra di sè degli alberi di palma.

Solo alcuni ambienti sono rimasti più o meno come erano nel Settecento: al primo piano la Sala degli Specchi e la Cappella, al secondo piano l'appartamento di Ambrogio Rosmini, zio del filosofo, passato poi al nipote alla morte di questi.
La famiglia Rosmini è molto ricca, forse la più ricca di Rovereto, ma è anche ben radicata nella religione cristiana, vive con devozione e mette in pratica gli insegnamenti evangelici della carità verso il prossimo. In tale contesto nasce Antonio, da Pietro Modesto e Giovanna Formenti. In casa si trova anche lo zio Ambrogio, fratello scapolo del papà, uomo di grande cultura, esperto architetto ed appassionato d'arte. Non avendo avuto famiglia propria, si affezzionerà molto ai nipoti.  Per Antonio sarà un secondo padre. La coppia ha altri tre figli: Joseffa Margherita, la maggiore, Giuseppe, più giovane di un anno di Antonio, e il piccolo Felice che morirà entro il primo anno di vita. In casa vivranno fino alla morte, accolti come familiari, anche i domestici, tra cui la bambinaia, Teresa Tacchelli, che conserverà gelosamente gli oggetti di Antonio bambino e che gli sopravviverà, morendo in tarda età.
SITO CASA NATALE ROSMINI


Chi desidera approfondire la storia della casa e della famiglia Rosmini può consultare il sito ufficiale di Casa natale Rosmini, cliccando sull'immagine.
La vera sapienza è nel Vangelo
Antonio Rosmini



«La vera sapienza è in quel piccolo e semplice libro che si chiama Vangelo; la c’è tutta: e se non fosse temerità la mia, vorrei pure consigliarvi che di questo librettino voleste leggere non più che pochi versetti al giorno, ma pensando sempre che vengono fuori dalla bocca di Dio, e che si debbono intendere con semplicità, e senza stiracchiature interessate: poco tempo ci vuole, ma in quel poco tempo s’odono le parole della vita […] Così è, e la verità è una sola, immutabile. Amen, perché mi è caro che così sia, perché amo la verità».  

Lettera a don Pietro Orsi,
Domodossola 9 novembre 1830.
A. Rosmini, stanza natale, Rovereto.
Biblioteca storica di Casa natale Rosmini (Rovereto)
Casa natale Rosmini: Sala degli Specchi, particolare.
Luogo sacro alla devozione e ricco di memorie è, al secondo piano, la stanza natale del filosofo, dove si conservano vari oggetti a lui appartenuti, tra cui la culla di legno scuro, indumenti da neonato, rosari, occhiali.
Nasce, cresce e viene educato in un ambiente sereno e ricco di affetto: fin da piccolo, come testimonia la madre, manifesta già i segni di una particolare "predilezione" del Cielo, con grande trasporto per la preghiera. Così era anche la sorella  Margherita. L'affinità spirituale li mantenne uniti fin da piccoli: lei diventerà suora canossiana.  Nella stanza natale è stata collocata anche una reliquia, a seguito della beatificazione avvenuta a Novara il 18 novembre 2007. Chi lo desidera può sostare in preghiera, chiedendo l'intercessione del Beato.
Notevole è il patrimonio della Biblioteca storica, al primo piano, che accoglie i volumi della famiglia. Alla sua costituzione contribuì non poco la passione per lo studio di Antonio Rosmini, che fin da giovanissimo iniziò a collezionare libri, ma non a casaccio, solo per il gusto di averne. Sapeva ciò che voleva, sapeva distinguere tra un'edizione e l'altra, e comperava ciò che giudicava più interessante per la propria formazione spirituale e culturale, sempre alla  ricerca del bello e del vero.

Così scriverà allo zio, supplicandolo di avere del denaro per acquistare dei libri, mentre sta andando a Padova per gli studi di teologia:

«Non le celo, signor Zio, ingenuamente che stimo ed apprezzo più la scienza e la virtù di tutto l’oro del mondo, di tutte le grandezze della terra. [...] gli studi più severi [...] questi formano, non temo il dirlo, la mia passione; forse l’unica mia grande passione»1).

La Biblioteca storica è composta da quasi 15mila volumi, dal XV al XIX secolo.
Ma il libro più grande per Antonio Rosmini era la Bibbia, che collezionò in 61 edizioni: quattro in ebraico, tre in greco, due in francese, una in inglese, ventitrè in latino,  una in latino-tedesco, nove in latino-italiano e diciotto in italiano.

Per lui lo studio non era fine a sè stesso, ma volto a cercare la verità, cioè Dio, il Dio di Gesù Cristo, e a diffonderla.
Come in quasi tutti i palazzi nobiliari dell'epoca, anche a Casa Rosmini si trovava - e si trova tutt'ora con il Santissimo Sacramento - una cappella, che viene usata in determinate circostanze. La cappella venne decorata nel 1781 da Filippo Maccari, con la tecnica dell'architettura prospettica. Sull'altare si erge la pala della Crocifissione, dipinta da Ambrogio Rosmini.

Dopo aver ricevuto l'ordinazione sacerdotale a Chioggia, il 21 aprile 1821, il Rosmini celebrò la sua prima messa roveretana nella cappella di famiglia, la seconda fu in San Marco, presso l'altare laterale dell'Ausiliatrice, a cui il filosofo era molto devoto.
Rosmini celebrava con sommo gusto l'Eucarestia, consapevole - per quanto un uomo posso esserlo - del grande mistero che vi si cela. Così scrive ad un amico a dieci giorni dall'ordinazione sacerdotale:

«Qui a casa ho detto messa già quattro volte ed è un gran gusto il dirla. Non vi potete pensare. Io tanto non me lo sapeva immaginare. M'assorbe tutte le miserie della vita di cui son pieno. Quando il più crudele dolore mi strazia il cuore e me lo impiaga (che è pure spesso!) quel buon samaritano che vien dentro di me nella messa,2) colla soavità dell'olio suo e colla vigoria del suo vino che sparge ogni ferita più fonda mi sana. E le ferite stesse sonomi già care per la salute a cui danno occasione. Così ci guida il nostro Dio barcollando fra le miserie umane, e le dolcezze divine. Deh! Che possiamo una volta afferrare il porto sospirato!»3).
La settecentesa Sala degli Specchi, al primo piano, è l'ambiente pervenuto quasi nella sua interezza, assieme alla cappella. Si trattava della sala delle feste. E' così chiamata per gli specchi sulle pareti, che un tempo riflettevano la luce delle candele, circondati da cornici che scendono da mascheroni, in stucco.
Un tempo si trovavano quattro divani e dodici sedie dello stesso tipo. I quattro dipinti maggiori, attribuiti ad Ambrogio Rosmini, riportano temi iconografici di moda nelle case nobiliari dell'epoca. Si tratta dei Quatto Elementi del cosmo: l'Aria, l'Acqua, il Fuoco e la Terra. Oggi è usata come sala delle conferenze.

I genitori procurarono un maestro di ballo ad Antonio e Margherita, pensando che dovesse essere importante per un cavaliere ed una nobile donzella imparare anche quest'arte. Ma i due ragazzi avevano già le idee chiare sul loro futuro e sullo scopo della vita, che è crescere nell'amore davanti a Dio e non seguire le vanità mondane. Antonio dal canto suo affermava chiaramente: «Al prete non è necessario saper ballare». I due giovani si accordarono e tanto fecero da costringere i genitori a licenziare il maestro.
Note:

1) Rosmini A., Epistolario completo, I, Lettera 84, 19 novembre 1816, [promemoria per lo Sig. Zio Ambrogio].
2) Il Buon Samaritano è Gesù Cristo che, trasformato dopo la consacrazione nel pane eucaristico e nel vino, entra nell'anima del sacerdote (e di ogni fedele).
3) Lettera a Valerio Giason Fontana, Rovereto 1 maggio 1821, in Gadaleta Ludovico M. e Tessaroli Paola (a cura di), Lettere inedite dagli archivi del Trentino - Edizione delle Lettere e carteggi di Antonio Rosmini: strumenti preparatori, Edizioni Rosminiane 2021, p. 41.
2023© Rovereto città di Antonio Rosmini
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